Giovanni Brusca è fuori, dopo venticinque anni di galera. Indignazione di molti, strumentalizzazione sfacciata di altri. Strano che qualcuno non abbia invocato la pena di morte. Brusca è fuori perché c’è una legge, fortemente voluta da Giovanni Falcone, per favorire la collaborazione, la rottura del patto mafioso. Non so quanto sia stata importante la collaborazione di Brusca, ma erano grandi magistrati che lo hanno deciso.

Insomma, se c’è una legge va rispettata. O la si cambia, o finché c’è la si applica. Si chiama certezza del diritto ed è un garanzia per tutti noi. Dobbiamo batterci per cambiare leggi orrende: il delitto d’onore era una vergogna nazionale, giusto per fare un esempio. Le culture si evolvono, le leggi cambiano. Inoltre, l’ergastolo è altamente sospetto di essere anticostituzionale, questione sollevata più volte.

Articolo 27: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte“.

Il “fine pena mai” non può tendere alla rieducazione di nessuno. Del resto mi pare che dopo ventisei anni per buona condotta si ottenga la semilibertà. Ovvio che le vittime siano scioccate, ovvio che Brusca è stato un criminale che ha raggiunto livelli di disumanità che ci fanno chiedere di quali aberrazioni noi umani siamo capaci.

Ma siamo proprio così sicuri che venticinque anni di galera non siano abbastanza? Cosa facevamo venticinque anni fa, una vita intera, cosa faremo tra venticinque anni? Tutte le cellule del nostro corpo si rinnovano continuamente, siamo la stessa persona di venticinque anni fa? Mi sembra che si perda il senso reale del tempo, e ci si fermi a un numerino. Per punire ce ne vogliono trenta? Quaranta? Centoventi, come in certe sentenze americane? La verità è che o si è favorevoli all’ergastolo o no. Ognuno scelga, ma cercando di immedesimarsi.

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