Si chiamava Mosua Balde e veniva dalla Guinea. Aveva ventitré anni. Aggredito e brutalmente picchiato a sprangate da tre energumeni, Mosua è stato quindi ricoverato in ospedale e poi rinchiuso in uno dei famigerati Centri di permanenza, in attesa di essere rispedito in patria. Dicono che chiedesse angosciato perché si trovava rinchiuso, finché ha deciso di uscirne nell’unico modo che al momento gli sembrava possibile, togliendosi la vita. Nel frattempo pare che i suoi aggressori siano a piede libero.

Una storia tristissima, ma che ci riempie anche d’indignazione. Mosua, con ogni evidenza, è una nuova vittima del razzismo italiano, nella sua variante che potremmo chiamare spontanea e in quella istituzionale. Protagonisti della prima i tre delinquenti che hanno aggredito e pestato Mosua, protagonisti della seconda, presumibilmente, i burocrati che ne hanno decretato la reclusione nel Centro, prima o dopo l’aggressione di cui era stato vittima.

Razzismo delinquenziale e razzismo istituzionale del resto, vanno da sempre mano nella mano. Il primo, che costituisce uno stato d’animo ancora abbastanza diffuso negli strati peggiori della società, rappresenta infatti a ben vedere un patrimonio cui le istituzioni fanno costantemente ricorso per supplire al proprio crescente deficit di credibilità e di legittimazione determinato da inefficienze, corruzione, crescente rigidità burocratica e incapacità di promuovere il dialogo e la partecipazione sociale.

Il razzismo, da entrambi i punti di vista, costituisce oggi uno dei peggiori tratti della nostra società e, rispettivamente, delle nostre istituzioni. Quindi va eliminato al più presto. Non solo perché costituisce una vergogna per tutti noi cittadini italiani, ma anche perché risulta fortemente anacronistico e in insanabile contrasto con alcune tendenze oggettive che si registrano a livello nazionale e internazionale.

La prima di queste tendenze riguarda l’andamento della demografia in Italia. Siamo da tempo un Paese in decrescita anche dal punto di vista del numero degli abitanti e con un’età media sempre più alta. I gridi di dolore del Papa al riguardo sono giustificati, quelli di Draghi un po’ meno, anche perché non pare davvero che le politiche governative, sensibili costantemente e quasi totalmente, su questo come su altri piani, alle logiche e agli interessi del capitale, possano in qualche modo restituire agli italiani la voglia di prolificare. E, ad ogni modo, va programmata una politica d’accoglienza adeguata per attuare un’alleanza strategica fra il nostro Paese e quelli della cosiddetta sponda Sud del Mediterraneo, che passi attraverso le scelte personali ed i programmi di vita dei migranti.

La seconda tendenza riguarda in particolare il mercato del lavoro. I migranti infatti sono sempre più protagonisti sullo stesso e anche sul piano dell’organizzazione sindacale. E questo avviene in settori strategici per l’economia e per la vita sociale, dalla produzione agricola, alla distribuzione di alimenti e altri beni (i cosiddetti riders), dalla logistica ai settori tradizionali della produzione industriale.

Di fronte a queste due realtà innegabili la capacità del governo attuale di intervenire è fortemente deludente. La sanatoria è sostanzialmente fallita e i lavoratori migranti continuano a lavorare in nero, a subire l’oppressione del caporalato e a rischiare la vita e la salute ogni giorno, come d’altronde anche le altre lavoratrici e gli altri lavoratori a prescindere dalla loro origine, come dimostrato da vari recenti tragici episodi, a partire dall’omicidio bianco di cui è stata vittima la giovane Luana.

Questo governo insomma si rifiuta di portare avanti in ogni modo quell’approccio inclusivo che, almeno a parole, viene ritenuto oggi indispensabile perfino dalla Commissione europea. Questo, inutile aggiungerlo, si traduce in termini molto negativi nei confronti dei migranti e dei cittadini di origine straniera, ma anche sulla qualità della vita e della società italiana. Senza parlare del fatto che almeno un milione e più di giovani sono indebitamente privati della cittadinanza italiana, pur essendo nati e cresciuti nel nostro Paese.

Questa tremenda incapacità è certamente il risultato della presenza nella maggioranza (o nella finta opposizione della Meloni) di forze che attingono senza remore e senza vergogne al serbatoio del razzismo sociale, ma dobbiamo registrare un’evidente inadeguatezza da questo punto di vista anche di forze come il Pd e i Cinquestelle. Su questo come su altri piani, insomma, la classe politica è drammaticamente distante dalla realtà dei problemi e da quella delle persone. E ne fanno le spese poveri giovani soli e indifesi come Mosua Balde, carne umana sacrificata ai razzisti e a uno Stato indegno e incapace.

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