di Alessandra Gazzotti

Per attuare il Pnrr si osanna il modello Genova. Io sono di Genova, ho vissuto la tragedia del crollo del ponte in una città sotto choc, ho vissuto il risveglio con tutti i problemi connessi; vivo ancora lo sconcerto per quelle famiglie che, toccate in prima persona dalla tragedia, ancora non hanno ricevuto giustizia. Il ponte è stato fatto in tempi rapidi. La ferita “fisica”, se così la possiamo chiamare, è stata curata. Ma il famoso modello può andar bene per un evento simile, un’emergenza impensabile e a cui si deve rispondere subito. Questo “modello” però ha anche lati oscuri che poi possono procurare problemi ai cittadini, soprattutto se “sacrificabili”. Cercherò di spiegare il mio punto di vista.

Sono un tecnico laureato, per un po’ della mia vita ho lavorato nella libera professione e più tardi nella pubblica amministrazione, diciamo che ho il vantaggio di aver visto e vissuto le due parti in commedia. E, come da tradizione, la ragione sta nel mezzo. Da professionista mi sono trovata a combattere con norme e normette che cambiavano, che erano “interpretabili” e che non finivano più, o anche ad avere di fronte “burocrati” granitici, ma non è la norma. Poi sono passata dall’altra parte e mi sono trovata a combattere con norme e normette che cambiavano, che erano “interpretabili”, che non finivano più, che erano sempre più complicate e che a questo punto ero io a dover far rispettare, o anche ad avere di fronte “professionisti” che non avevano nulla di professionale e che magari costringevano a chiedere numerose integrazioni, ma non è la norma…

Il primo vero grande passo in avanti ci sarebbe se tutti facessimo il nostro lavoro con coscienza e serietà, e questo vale anche per gli imprenditori, per non parlare dei politici. Ormai quando sento un politico invocare la prossima, ennesima, semplificazione mi vengono i vermi. Il modello Genova, a quanto pare deroga a tutto: “per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione di legge extrapenale, fatto salvo il rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”.

Per ovviare ai problemi del crollo del ponte hanno costruito una strada a sei corsie e non si sono preoccupati dei palazzi che sono a 10 metri di distanza – quando non attaccata alle case –: potete immaginare l’inquinamento dell’aria e acustico? Si dirà che in quel momento era necessaria, sì, è probabile (anche se il suo progetto parte da molti anni prima), ma ora e per fortuna, non siamo in emergenza ponte. L’amministrazione allora dovrebbe dare una risposta concreta a tutti gli abitanti che chiedono la mitigazione di un impatto così forte. Credo sia legittimo pretenderlo e credo sia doveroso farlo da chi è stato eletto e si dichiara “il sindaco di tutti”.

Ora si presenta un altro problema, da anni si parla di spostare due depositi chimici, il progetto è inserito nel Programma Straordinario allegato al Decreto del Commissario n.2, quindi fattibile in deroga quasi a tutto. Le aree che sono state individuate sono quattro, tutte a Sampierdarena, abbastanza vicine alla superstrada di cui sopra. Non solo non sono state illustrate alternative, ma si inserisce un impatto così pesante (sono soggette a Rir, Rischio di incidente rilevante) a un quartiere già pesantemente compromesso.

Quindi mi chiedo, potranno derogare a tutto? Qui sta il bello, una delle posizioni preferite sarebbe sotto la Lanterna, vero simbolo di Genova, già soffocata da strade che la strozzano e silos e altro ancora. Ci mettiamo anche qualche bidone che magari esplode. Pensare che nel vecchio piano regolatore era previsto un progetto di riqualificazione, sarebbe stato un inizio. La Lanterna è vincolata paesaggisticamente ed è l’unica speranza che non si dia seguito a questa scelta, ma potranno derogare? Quindi, attenzione al modello Genova. Può essere pericoloso, e forse se tutti facessimo bene il nostro lavoro non ci sarebbe bisogno di modelli.

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