Il reddito di emergenza può attendere. Mentre il governo, per bocca del viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, annuncia la proroga per i mesi di giugno e luglio, circa 800mila italiani sono ancora in attesa della mensilità di marzo. Si tratta di persone che, per definizione, non hanno diritto ad altri sussidi come cassa integrazione o reddito di cittadinanza. E non ricevono alcun aiuto pubblico da gennaio, quando è stata accreditata l’ultima mensilità di Rem approvata dal governo Conte. L‘Inps, al momento, non ha ancora effettuato nemmeno un pagamento. “Si parte dal 15 maggio”, dicono dall’istituto, che ha deciso di posticipare la scadenza della richiesta, ora fissata al 31 maggio, e di concedere ai patronati altri 15 giorni per elaborare le istanze. Ma chi ha fatto domanda ha molti dubbi molti sul rispetto delle tempistiche: “Ho percepito il Rem nel 2020 avendo tutti i requisiti richiesti e ora ho rifatto la domanda il secondo giorno utile, l’8 aprile”, racconta Paola. “È passato più di un mese e non è stata neppure esaminata”.

Da che cosa dipende questa lentezza? L’Inps ha fatto sapere a ilfattoquotidiano.it che “sono stati già avviati i riscontri preliminari sui requisiti di accesso previsti dalle norme”. Questa è una delle ragioni del ritardo: con il governo Draghi è stato eliminato l’automatismo grazie al quale lo scorso anno chi aveva goduto della terza mensilità di Rem ha ricevuto anche quelle per novembre e dicembre senza dover fare domanda. Ora tutti devono presentare una nuova richiesta, compresi i 425mila nuclei che nel 2020 hanno percepito almeno una volta l’aiuto (molti di meno rispetto alle attese e rispetto agli 1,3 milioni che l’avevano chiesto). I tempi sembrano essere comunque molto più lunghi rispetto alle precedenti erogazioni: “La prima domanda l’avevo fatta il 27 maggio e l’8 giugno era già stata accolta”, continua Paola, “per la seconda in autunno ci sono volute tre settimane. Ora dopo un mese la mia pagina Inps relativa alla richiesta recita “istruttoria non ancora eseguita”. È un ritardo importante, considerando che la prima rata dovrebbe coprire il mese di marzo”. E poi mancano all’appello anche quelle di aprile e maggio.

Dall’Inps confermano che le istruttorie complete sono partite “intorno al 10 maggio per concludersi, per la maggior parte delle domande pervenute, il 15 maggio, data da cui partiranno anche le disposizioni di pagamento”. Le pratiche, come risulta dalla pagina Facebook ‘Inps per la famiglia’, richiedono dai 30 ai 45 giorni per l’elaborazione, ora diventati 60. “Per alcune domande, rispetto alle quali sia necessario effettuare ulteriori controlli, sarà prevista un’istruttoria supplementare, con tempi non preventivamente quantificabili in quanto legati alle specifiche verifiche da effettuare”, ricorda ancora l’Inps. E così il rischio è di ottenere a giugno inoltrato il pagamento della mensilità di marzo.

Il reddito di emergenza è un sostegno economico introdotto nel maggio scorso (con due mensilità) per aiutare cittadini e famiglie in difficoltà a causa delle restrizioni anti Covid e del lockdown. La misura è stata poi prorogata nei mesi successivi, pur senza semplificare requisiti e procedure come chiedeva chi si occupa di povertà ed esclusione sociale: il governo guidato da Giuseppe Conte lo ha fatto con il decreto Ristori prevedendo altri due mesi di Rem per novembre e dicembre, mentre i primi mesi del 2021 sarebbero dovuti rientrare nel Ristori 5. La crisi politica innescata da Matteo Renzi ha fatto però slittare il provvedimento. Il nuovo Rem è entrato così nel decreto Sostegni di Draghi, che ha rinnovato l’aiuto per marzo, aprile e maggio, a cui si aggiungeranno le mensilità di giugno e luglio che il governo ha annunciato di voler inserire nel decreto Sostegni Bis.

Ma chi è in difficoltà economica a causa della pandemia si trova senza un sostegno al reddito da gennaio. E i numeri forniti dall’Inps dimostrano che la richiesta è significativa: 791.525 domande in appena un mese contro 1.304.880 in tutto il 2020, quando è stato possibile richiedere il Rem in tre diverse finestre da aprile a novembre. Per di più questa volta non rientrano nella platea dei beneficiari i lavoratori stagionali e autonomi che hanno percepito il bonus da 2.400 euro introdotto dal decreto Sostegni. Le indennità sono incompatibili: lo ha fatto sapere proprio l’Inps, chiarendo anche che l’incompatibilità riguarda solo il Rem dell’anno in corso e non quello percepito nel 2020.

In alternativa i lavoratori autonomi, stagionali e liberi professionisti possono beneficiare del Reddito di emergenza se hanno terminato di percepire la Naspi tra il 1 luglio 2020 e il 28 febbraio 2021 e hanno un Isee non superiore a 30.000 euro. Per i nuclei familiari i requisiti sono aver avuto a febbraio 2021 un reddito inferiore all’importo del Rem a cui si avrebbe diritto, un patrimonio mobiliare familiare che non superi i 10.000 euro e un valore Isee sotto la soglia dei 15.000 euro. L’importo, erogato dall’Inps sul conto corrente tramite bonifico bancario o postale, varia a seconda della composizione del nucleo: si va dai 400 euro per un solo adulto agli 800 euro per famiglie composte da tre adulti e due o tre minorenni.

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