L’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti si appella a Mario Draghi per salvare il salvabile. In pancia c’è ormai una “riserva tecnica per pagare due annualità delle attuali pensioni e una liquidità che si sta velocemente consumando”, visto che “il 2020 si è chiuso con un bilancio in disavanzo di 242 milioni”, come ha spiegato una nota del consiglio dell’Inpgi. Intanto si avvicina la scadenza del 30 giugno, termine ultimo dello scudo al commissariamento, senza che il consiglio presieduto da Marina Macelloni sia riuscito ad invertire la rotta. “Il problema dei conti dell’istituto è strutturale, e ha soprattutto a che fare con il mercato del lavoro e le sue dinamiche – si legge nel documento – l’ente si è fatto carico negli anni dei trattamenti pensionistici e degli ammortizzatori sociali dei giornalisti, sostenendo il settore dell’editoria nella crisi più profonda che abbia mai attraversato”. Di qui la richiesta al premier di riattivare al più presto un tavolo politico per trovare “una soluzione strutturale e condivisa per la sostenibilità del sistema previdenziale dei giornalisti italiani”. Soluzione che potrebbe passare effettivamente per un commissariamento che tenti di risanare i conti dell’ente o quanto meno lo traghetti sotto il cappello di una garanzia pubblica.

La situazione è insomma drammatica. A dispetto del fatto che, a gennaio, il consiglio dell’Inpgi aveva immaginato una serie di misure per tentare di sistemare i conti ed evitare così il commissariamento. Nel dettaglio, i vertici dell’istituto avevano proposto al governo di retrodatare il calcolo contributivo a partire dal 2007, predisporre un contributo di solidarietà sulle pensioni oltre i 100mila euro lordi, unificare le due gestioni Inpgi 1 e Inpgi 2, tagliare le pensioni di reversibilità e i costi di struttura. Misure che però l’esecutivo non ha ritenuto sufficienti a mettere in sicurezza l’Inpgi come del resto avevano anticipato i consiglieri di amministrazione di Sos Inpgi per il futuro e Stampa Libera e Indipendente Carlo Parisi, Elena Polidori e Daniela Stigliano, con i componenti del comitato amministratore dell’Inpgi 2, Ezio Ercole e Orazio Raffa.

La nota dell’istituto ricorda che “l’Inpgi si è fatto carico negli anni dei trattamenti pensionistici e degli ammortizzatori sociali dei giornalisti, sostenendo il settore dell’editoria nella crisi più profonda che abbia mai attraversato”. Ma il Piano nazionale di ripresa e resilienza “non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività essenziale e fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e far crescere un’opinione pubblica matura”, come ricorda la Federazione nazionale della Stampa Italiana, che ha organizzato una manifestazione di protesta in piazza Montecitorio per il prossimo giovedì 20 maggio (ore 10).

Intanto, si è mosso anche il comitato Salviamo la previdenza dei giornalisti che è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles: l’incontro del comitato indipendente guidato da Carlo Chianura è stata l’occasione per rappresentare le preoccupazioni per il futuro previdenziale della professione ma anche le proposte elaborate in questi mesi. Infine, sulla questione è poi intervenuto anche l’Ordine dei Giornalisti che ha ricordato in una nota come l’Inpgi “sta attraversando una grave crisi finanziaria dovuta soprattutto al vertiginoso calo di iscritti alla gestione principale, minata dalle vicende del sempre più precario lavoro nel mondo dell’informazione”. Una visione che però non può nascondere o trascurare anche gli errori del passato.

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