Calci da un lato, schiaffi dall’altro, pugni più sotto. Botte da orbi quel 9 maggio 1993 al Rigamonti di Brescia. “Poco male, finché se le danno loro”, pensa il ragazzino biondo con le mani sui fianchi guardando quelle scene. Di solito a beccarle è lui, per una volta che non accade va bene. Talmente bene che mentre bresciani e atalantini se le danno di santa ragione lui segna, due gol, regalando la vittoria al Brescia nel derby e tenendo ancora viva la speranza salvezza per le rondinelle. Una doppietta a suo modo per Florin Raducioiu: un mare di gol divorati prima, un gol incredibile e per certi versi impossibile segnato e l’altro su rigore. Il gol del 2 a 0 è clamoroso: tocco a superare Pinato in uscita troppo lungo, rincorsa a riprendere il pallone ormai troppo largo e piatto destinato verso la porta vuota dove però sta arrivando il difensore in scivolata… ma il tocco è sbilenco e il difensore che con un tiro pulito l’avrebbe presa senza problemi viene superato dal pallone, che finisce in rete.

Doppietta e botte che restano lontane da lui, sugli spalti: tutto bene per Florin che invece è abituato a prenderle. Per cominciare quella doppietta non gli vale gli schiaffi di Mircea Lucescu, allenatore del Brescia, che pure qualcuno gliene ha tirato: due in pubblico, dopo l’espulsione in semifinale di Coppa delle Coppe contro l’Anderlecht, quando erano entrambi alla Dinamo Bucarest…ma in fondo gli schiaffi di Mircea sono quelli di un papà per Florin. E va bene pure che all’orizzonte non ci sono altre partite col Torino: la marcatura di Pasquale Bruno tre mesi prima gli era già valsa 9 punti, ovviamente non in classifica. O’animalo lo aveva pure avvertito: “Oggi non mi va di correre”. Ma Florin non è un tipo che ascolta, anzi, spesso fa il contrario e quindi va via in dribbling e il resto sono i 9 punti tra caviglia e tallone. La verità è che il buon Florin Raducioiu da Bucarest un po’ da schiaffi lo è e lo è sempre stato: per gli avversari, perché è veloce, ha gran dribbling e si diverte a far ammattire chi ha di fronte, ma anche per compagni e tifosi, perché se le sue serpentine lo portano con facilità estrema davanti alla porta avversaria, con la stessa facilità estrema quelle serpentine finiscono con errori clamorosi.

Per Wikipedia era “un attaccante dotato di ottimo fiuto del gol”: l’avesse avuto, quel fiuto, si parlerebbe di un fuoriclasse assoluto. Cresce nella Dinamo, mentre in Romania domina la Steaua: Mircea Lucescu lo vede nelle giovanili e lo porta in prima squadra a soli 16 anni, e fa bene, vince subito una coppa di Romania, e addirittura riescono a strappare il campionato alla corazzata Steaua nel 1990. Ma Florin il mito della Romania non ce l’ha e guarda all’Europa: rinuncia alla Coppa dei Campioni con la Dinamo, accetta il Bari, in Italia, per 4 miliardi di lire e viene anche omaggiato da uno striscione “Raducioiu Bari ti ama” durante i mondiali, mentre gioca con la Romania (e anche di una Y10 dal presidente Matarrese). Con Maiellaro e Joao Paulo forma un tridente niente male: fa giocate straordinarie, ma sbaglia un numero incredibile di gol. Di lui l’allenatore Gaetano Salvemini dirà: “Raducioiu rarefinferla”, cosa volesse dire non si sa, ma calza perfettamente col modo di giocare di Florin.

A fine stagione però quei gol sbagliati pesano nel giudizio dei Matarrese più delle potenzialità devastanti del ragazzo, che viene venduto al Verona. Ma in gialloblù riesce a fare addirittura peggio: 2 gol, e talmente tanti gol sbagliati da diventare l’idolo della Gialappa’s che gli dedica puntate e copertine, coi gialloblu che a fine stagione retrocedono. Intanto in Italia è arrivato il suo vecchio maestro, Lucescu, che ha portato in A il Brescia. Quel “mago” di Mircea è riuscito a farsi comprare due ex compagni di Florin alla Dinamo: Ioan Sabau e Dorin Mateut e ha convinto il presidente Corioni a fare un colpo incredibile, Gheorghe Hagi, il calciatore rumeno più forte di sempre, dal Real Madrid. Raducioiu non ci pensa due volte e accetta subito di raggiungere il maestro e i suoi connazionali e fa benissimo: in campo è un cigno, pattina tra gli avversari, sbaglia sempre un sacco di gol, ma ne fa 13, prendendosi i riflettori delle grandi su di lui. Il Brescia retrocede e Florin non può dire no al Milan di Fabio Capello: un Milan zeppo di campioni, da Marco Van Basten a Jean Pierre Papin, da Daniele Massaro a Marco Simone a Brian Laudrup a Dejan Savicevic, volendo parlare solo degli attaccanti.

Don Fabio non è Lucescu: schiaffi non ne tira, ma non è prodigo neppure di coccole e Florin è uno che le richiede per dare il meglio. Gioca solo 7 partite in campionato (con 2 gol fatti) e in totale tra Coppa Italia, Champions e Intercontinentale altre 7, con altri 2 gol. Troppo poco, e dopo uno splendido mondiale negli Stati Uniti, con 4 gol e le semifinali sfumate d’un soffio vola in Spagna, all’Espanyol: resta due anni, gioca benino, poi va al Wet Ham in Inghilterra, poi di nuovo Espanyol, di nuovo Brescia, di nuovo Dinamo Bucarest e infine il Monaco: alti e bassi che però gli valgono un record, quello di essere l’unico calciatore ad aver segnato nei cinque principali campionati europei. Veloce di gambe, splendido in dribbling e una capacità fuori dal comune di sbagliare davanti alla porta: caratteristiche uniche, di un giocatore difficilmente descrivibile se non con il nonsense di Salvemini ripreso dalla Gialappas. “Raducioiu rarefinferla”: sì, non c’è descrizione migliore.

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