Non piace al Comitato olimpico internazionale il progetto da 50 milioni di euro, poi lievitato fino a un’ottantina, per una nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo per le Olimpiadi 2026. Se la Regione Veneto lo vuole costruire, faccia pure, ma a sue spese, senza che l’opera rientri nel masterplan olimpico. È la seconda volta che il governatore Luca Zaia si vede chiudere in faccia la porta dal Cio per quanto riguarda quella che dovrebbe essere una ristrutturazione del vecchio impianto utilizzato nei Giochi del 1956, ma in realtà sarà un completo rifacimento.

Il verdetto a questo punto sembra senza appello. La commissione di coordinamento del Cio si è riunita sotto la presidenza della finlandese Sari Essaya per verificare lo stato dell’organizzazione. Pur apprezzando i passi avanti compiuti dall’Italia, nonostante l’emergenza Covid, il giudizio sulla pista intitolata a Eugenio Monti è stato definitivo. La dichiarazione finale conferma una precedente presa di posizione: “La commissione ha espresso ancora una volta le proprie preoccupazioni in merito al futuro del tracciato. È stato sottolineato che il Cio aveva avanzato una serie di proposte di tracciati alternativi, nessuna delle quali è stata accettata. I piani relativi alla sede di Cortina non rappresentano un investimento in un tracciato per i Giochi, ma sono parte di un più ampio progetto di parco di intrattenimento, che non è in alcun modo collegato ai Giochi”.

Ecco la prima accusa, aver previsto un’opera che non è finalizzata solo alle Olimpiadi, ma assume una rilevanza turistica più ampia. È una presa di distanza senza appello, che rimanda la palla nel campo della Regione. “Il Cio non è in grado di procedere oltre in questa discussione, trattandosi di una decisione sovrana della Regione Veneto. E’ stato confermato che questo esborso non farà parte del budget di investimento per i Giochi di Milano Cortina 2026. La pista sarà ,quindi, soltanto utilizzata dal comitato organizzatore per la durata dei Giochi. Prima e dopo, la sede sarà sotto l’esclusiva autorità della Regione e non sarà gestita dal Comitato olimpico italiano, né dal comitato organizzatore di Milano Cortina 2026”.

Il discorso sembra chiudersi qui, almeno sul versante olimpico. In realtà la Regione ha inserito il progetto da 50 milioni di euro nel proprio Piano Regionale di Ripresa e Resilienza, nella speranza che rientri nel Recovery Fund nazionale. Le associazioni ambientaliste si sono però schierate contro un’opera impattante per Cortina. Mountain Wilderness Italia aveva recentemente espresso una posizione molto critica anche su ilfattoquotidiano.it.

Il Cio aveva proposto al Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026 un’alternativa, far svolgere le gare sulla pista austriaca di Igls, vicino a Innsbruck. Ma la Regione Veneto ha allargato il proprio progetto con strutture accessorie, per la creazione di un parco di intrattenimento, fra Ronco e Cadelverzo, fruibile per tutto l’anno. In questo caso il costo sarebbe cresciuto a un’ottantina di milioni di euro.

Il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina, ha commentato: “Non è una novità. Il Cio non vuole la costruzione di una nuova pista da bob in Italia, ma preferirebbe l’utilizzo di impianti già esistenti. Quella pista è però nel progetto olimpico e i costi saranno sostenuti dalla Regione Veneto. È chiaro sin dall’inizio che l’impiantistica per i Giochi deve essere sostenuta dalle regioni, dai comuni, dal territorio. La Regione Veneto non l’ha mai nascosto, nella convinzione che quella pista sarà strategica per Cortina e per la montagna, non soltanto veneta”. La novità sarebbe costituita dal taxibob, per non atleti, in inverno, mentre d’estate si prevede un “funbob”, nel contesto di un parco tematico. Per questo il Cio non vuole sborsare decine di milioni di euro, anzi ha chiesto un fondo di garanzia di 8 milioni di euro a copertura di un eventuale passivo. Un mese fa il governatore Luca Zaia aveva confermato: “Le gare di bob e skeleton si faranno ai piedi delle Tofane”. Ma a pagare sarà la Regione Veneto.

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