di Paolo Di Falco

Nel Mediterraneo si è consumata l’ennesima strage: oltre 100 migranti a bordo di due gommoni sono annegati al largo della Libia nel silenzio delle autorità che potevano intervenire per evitare questa tragedia silente. Secondo le ricostruzioni di Safa Msehli, i migranti a bordo hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni ma nulla è stato fatto dalle autorità per cercare di raggiungerli e trarli in salvo.

Ma, per una volta, invece di guardare ai numeri: vi immaginate la disperazione di una madre, di un padre che cerca aiuto? Vi immaginate le onde del mare in tempesta alzarsi sempre di più, onde che crescono al pari delle urla disperate dei bambini, dei ragazzi, delle persone a bordo che hanno come unico mezzo di salvezza una piccola radio? Vi immaginate tutte queste persone, in bilico tra la vita e la morte, aspettare fiduciose l’arrivo dei soccorsi, aspettare l’arrivo di una voce umana dall’altro capo della radio? E invece, assolutamente nulla. Tutto tace, cresce l’intensità delle onde del mare e, a questo punto, arriva l’amara rassegnazione, la constatazione che nessuno verrà a salvarti, l’amara tristezza di aver condannato a morte certa non solo te stesso ma anche i tuoi figli che sono proprio lì accanto a te e hanno paura, cercano conforto in un tuo sguardo ma l’unica cosa da fare è abbracciarli, tenerli a galla, continuare a sperare che tutto andrà bene.

Questa volta non è stato così, non è andata bene anche perché, purtroppo, neanche le Ong sono potute intervenire in quanto l’unica nave presente, la Ocean Viking, nel momento in cui è scattato l’allarme era a 10 ore di navigazione dalla zona segnalata. A complicare la situazione è stata la presenza di tre gommoni e la totale assenza di supporto e di coordinamento da parte delle autorità delle operazioni tra le navi che stavano cercando il gommone. Arrivati sul posto dopo aver navigato tutta la notte, davanti ai loro occhi, letteralmente, un barcone capovolto e un mare di cadaveri.

Ma ci rendiamo veramente conto di quanto accaduto? Non sappiamo il numero di persone esatte che adesso si trovano in fondo al mare, non sappiamo il numero di bambini che abbiamo condannato a morte certa che adesso rendono più luminoso il nostro cielo, non sappiamo neanche perché le autorità dell’Ue e Frontex, che secondo l’Ong Sea-Watch International sapevano della situazione di emergenza, abbiano negato il soccorso. Perché? Quale padre, madre, persona con un minimo di animo umano sentendo la disperazione a bordo non avrebbe fatto di tutto per salvare quelle persone? Chi di voi non sarebbe intervenuto per salvare delle vite umane?

Insieme ai due gommoni, ce ne era anche un altro con a bordo 40 persone che, secondo quanto riferito dalla portavoce di UN Migration, è stato riportato in Libia dalla guardia costiera libica e quindi, quelle 40 persone adesso si trovano in uno dei vari centri di detenzione che finanziamo anche noi italiani per “sentirci con la coscienza a posto”, “per risolvere il problema migratorio” consapevoli di finanziare degli stupratori, dei torturatori che, purtroppo, si saranno già messi all’opera.

Sarò forse il solo a non continuare a non capire ma, spiegatemi, perché tutti sanno ma nessuno fa nulla? Perché continuiamo a finanziare quelli che non solo le varie Ong, ma anche le Nazioni Unite chiamano torturatori? Perché continuiamo a consegnare loro le vite di ragazzi, miei coetanei, che sognano solamente un futuro migliore? Perché condanniamo altre persone a morte certa in mezzo al mare senza prestare soccorso? Cos’hanno di diverso da noi?

Sono troppe le domande che la mia coscienza continua a porsi inutilmente senza trovare una risposta perché paradossalmente, in questo nostro mondo dove ci riteniamo tutti civili e pronti a sputare sentenze da un giorno all’altro, una vita umana vale meno o di più in base al Paese in cui si ha la fortuna/sfortuna di nascere. E tutto questo perché siamo tutti bravi ad esaltare il concetto di umanità, ma vi svelo un segreto: di fronte alla disperazione di un padre che non può dire al proprio figlio che sta per morire da un momento all’altro, di fronte ad una madre che per istinto abbraccia più che può la propria bambina, di fronte ad un ragazzo costretto a vedere i propri genitori torturati solamente perché vogliono garantirgli un futuro migliore, la nostra umanità si frantuma, sprofonda in fondo al mare accanto ai corpi di quelle povere persone che non vedremo arrivare mai sulle nostre coste per la felicità di coloro che “si sentono invasi”, per la felicità “di coloro che difendono i confini italiani”. Rallegratevi voi, ma io continuerò a non rassegnarmi mai.

“Fosse cascato un aereo di linea ci sarebbero state le marine di mezza Europa, ma erano solo migranti, concime del cimitero mediterraneo”. Alessandro Porro, Presidente di Sos Mediterranée Italia

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