Associazioni e parlamentari hanno espresso il loro dissenso rispetto alle parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, che rispondendo a una domanda “fuorisacco” in conferenza stampa si è limitato a dire che il voto unanime del Senato di conferire la cittadinanza a Patrick Zaki è “un’iniziativa parlamentare in cui il governo al momento non è coinvolto”.

Ma ora l’esecutivo – sollecitato dai partiti che, dal Movimento 5 stelle al Pd fino a Leu, chiedono al premier di passare ai fatti e di non “derubricare” quel voto, lasciandolo in un cassetto – prende posizione e per voce del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, Palazzo Chigi fa sapere che “darà seguito all’impegno preso in Parlamento con un ordine del giorno approvato a larghissima maggioranza, e a cui il governo ha dato parere favorevole, avviando le verifiche necessarie per il conferimento della cittadinanza a Patrick Zaki“. Della Vedova, interpellato dall’Ansa, ha poi aggiunto: “Peraltro ci stiamo adoperando perché sia mantenuto con altri paesi dell’Ue il ‘trial monitoring’, affinché a Zaki siano pienamente garantiti i diritti della difesa“. Quanto ai tempi , “la prossima settimana cominciamo a lavorare sulle verifiche necessarie”, assicura Della Vedova.

Sul tema è tornato oggi anche il segretario del Pd Enrico Letta, che durante l’assemblea del partito ha dichiarato che “sul tema della cittadinanza italiana a Patrick Zaki il Parlamento ha dato un gesto importante con l’unanimità, chiediamo al governo di dare seguito a quella decisione del Parlamento, sulla cittadinanza italiana a Patrick Zaki“.

Il 29enne si trova detenuto in carcere da febbraio 2020, da quando è stato arrestato in circostanze controverse al Cairo di ritorno da Bologna, dove studiava, con l’accusa di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo sulla base di alcuni post su Facebook da un account che secondo i suoi legali non è il suo. Appena dieci giorni fa è stata rinnovata l’ennesima volta e per altri 45 giorni la sua custodia cautelare, che in Egitto può durare fino a due anni. Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, ora il caso di Patrick è in quella dei prolungamenti di 45 giorni. Il ricercatore, attivista per i diritti umani che a Bologna seguiva un master europeo, rischia 25 anni di carcere.

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