Con la caduta del governo Conte 2, che pure era riuscito a navigare in acque non tranquille avendo attraversato una stagione politica nella quale non sono mai mancati i giorni di burrasca, si pensava che fosse inevitabile, sul piano istituzionale, il ritorno del popolo alle urne, essendo in rapido disfacimento la maggioranza votata nelle precedenti elezioni politiche.

Renzi esultava, ma qualcuno dovrebbe dirglielo a Renzi che un goal può anche essere tecnicamente bellissimo ma bisogna segnarlo nella porta degli avversari, non nella propria, per essere apprezzato. Se lo segni nella tua porta lo possono apprezzare solo i tuoi avversari, i quali però, a loro volta, anche se ti dichiarerai disponibile a cambiare casacca difficilmente potranno ammirare quella tua bravura.

Ma subito dopo è arrivata la disponibilità di Draghi a caricarsi quel pesante fardello sul groppone e tutti (quasi) hanno tirato un sospirone di sollievo. Draghi non è mica uno qualunque, quello è un peso massimo riconosciuto a livello globale. Dopo la sua guida della Banca d’Italia e quella della Banca Centrale Europea (con quel fiore all’occhiello del whatever it takes con il quale ha sterminato in un sol colpo la canea di speculatori che circondava in quel frangente l’intera Europa) ha acquisito un prestigio altissimo a livello globale.

Tutti quindi si aspettano miracoli da lui. Dieci anni fa avevamo paura che nessuno comprasse più i nostri titoli sovrani e lui (come il genio della lampada) ha tirato fuori i Quantitative Easing che hanno risolto brillantemente il problema aggiungendo con l’occasione anche una riduzione dei tassi che ci ha permesso non solo di avere una provvista garantita, ma anche meno costosa.
Bingo!

Invece no. Prima di tutto perché la Bce non è una comune Banca Centrale dove il suo presidente gode di completa autonomia operativa (come in Gb, Usa, Giappone, ecc.) garantita dal suo stesso statuto, ma perché lui poteva solo eseguire ciò che il Consiglio Europeo (fortemente influenzato dalla potenza germanica) gli consentiva. Che poi comunque non erano invenzioni sue, ma politiche finanziarie e monetarie già sperimentate su grossi volumi da molte Banche Centrali fin dalla Grande Recessione del 2008.

Adesso per colpa del Covid-19 siamo non solo in recessione, ma in piena depressione globale e lui non è più, comunque, a capo della Bce, ma è solo al vertice di un maltrattato governo con una maggioranza così larga da essere incredibile (infatti è solo dettata da numeri teorici). In realtà litigano già come e più di prima, proprio perché sono di più e ognuno ha le sue pretese da sosddisfare. Finché può Draghi cercherà di accontentare tutti, poi dovrà chiudere i rubinetti e si troverà una maggioranza dove tutti cercheranno di imitare Renzi. Allora farà come Zingaretti?

A proposito di Zingaretti, ora che ha lasciato la carica a Letta: quale strategia tirerà fuori dal suo sacco il tenero Enrico, primo tra i primi ministri italiani sacrificati dal tremebondo Renzi, principe dell’ego (il secondo è stato Conte, chi sarà il terzo?). Quando l’ha annunciata una settimana fa o poco più mi sono cascate le braccia: al primo posto ci ha messo lo Ius Soli!

In America, l’unico paese al mondo dove lo Ius Soli c’è ancora, tutti i “trumpiani” (quindi quasi tutti i repubblicani) lo vorrebbero ora cambiare radicalmente, o togliere, e noi qui in Europa vorremmo metterlo? A che scopo? Pietà per i più deboli? Lo “Ius Soli” non fa nemmeno differenza tra “rifugiati” e semplice emigrazione economica. Ma davvero Letta è convinto che questo sia progressismo? E la democrazia? Non basta che lo chieda lui, il popolo deve chiederlo.

Dall’avvento di Berlusconi in poi la “sinistra” italiana ha completamente perso la bussola e invece di proporre riforme popolari ha cominciato a inseguire proposte radicali tipiche del “pannellismo estremo” che hanno avuto successo (non sempre) solo sul piano sociale, mai su quello politico. E’ questo che vuole Letta? Conquistare l’eutanasia, la liberta delle droghe e l’accoglienza con la cittadinanza garantita per tutti? E insieme a queste conquiste anche lo sfacelo della sinistra parlamentare? Ma c’è rimasto almeno uno davvero di sinistra, non radicale, in questo paese?

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