Si è scusato in conferenza stampa perché le sue “osservazioni inappropriate hanno causato confusione” e ha deciso di rassegnare le dimissioni da presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo. Yoshiro Mori, già primo ministro del Giappone tra il 2000 e il 2001, lascia così l’incarico dopo che alcune sue frasi sessiste avevano scatenato un putiferio internazionale.

Parlando a una riunione online del Comitato Olimpico giapponese (Joc) la scorsa settimana, Mori aveva dichiarato che le donne parlano troppo alle riunioni dei consigli di amministrazione. “Le riunioni del consiglio di amministrazione con molte donne richiedono più tempo”, aveva detto l’83enne ex primo ministro. Non senza ironizzare sull’incremento della presenza femminile nel board da lui guidato o aggiungere di confidare comunque che le sette donne cooptate comprendessero di dover stare “al loro posto”. Poi, preso di mira da un’ondata di polemiche, era stato lui a capire di doversi scusare, fra un inchino e l’altro. Fino all’inevitabile annuncio del passo indietro. Secondo i media locali, il ministro per le Olimpiadi, Seiko Hashimoto, è uno candidati più forti alla sua successione, insieme all’ex presidente della Federcalcio giapponese Saburo Kawabuchi. Quest’ultimo, tuttavia, non avrebbe accettato il posto, ha riferito Kyodo News.

Il dibattito nelle ultime 24 ore si era fatto d’altronde rovente sulla scia delle valutazioni critiche espresse da uno dei principali sponsor dei Giochi, il colosso automobilistico Toyota, rendendo la situazione insostenibile. Tanto più che la stessa governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, non aveva esitato ad annunciare il proprio boicottaggio di un meeting già fissato per il 17 febbraio con l’ex premier e con il presidente del Cio, Thomas Bach, a dispetto del fatto che il Comitato Olimpico Internazionale – dopo aver censurato le parole di Mori come “assolutamente inappropriate” e offensive per il grande pubblico e gli atleti, donne in testa – avesse inizialmente accettato di considerare chiusa la vicenda con la dichiarazione di scuse.

Dichiarazione che Mori, noto per la tendenza a fare gaffe già al tempo della sua stagione da capo del governo a inizio anni 2000, aveva tentato fra l’altro inutilmente di alleggerire in alcune interviste in cui riconosceva di essersi meritato “una lavata di capo” pure in casa: dalla moglie, dalla figlia e dalla nipote.

Il segnale decisivo verso un taglio netto è arrivato in ogni modo dal potente numero uno di Toyota, Akio Toyoda, che per bocca di un portavoce ha tenuto a far sapere di considerare le battutacce incriminate come qualcosa di “spiacevole” e “certamente non in linea con i valori in cui noi crediamo”. Una sentenza di condanna inappellabile per il presidente del Comitato organizzatore che, scuse a parte, non aveva accennato fino a oggi alla prospettiva di gettare la spugna. Senza fare i conti con il dilagare di una protesta sfociata in pochi giorni nell’addio di oltre 500 volontari e volontarie impegnati nella preparazione dei Giochi in vista dell’estate.

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