C’è una prima svolta nell’indagine sulla morte di Ilenia Fabbri, la 46enne trovata sgozzata in casa a Faenza. A Claudio Nanni, ex marito della vittima, è stato notificato un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di omicidio pluriaggravato in concorso con persona ignota. Gli investigatori hanno perquisito la casa e l’officina dell’uomo. Intanto è stato stilato un identikit del presunto assassino: molto alto, robusto e vestito di scuro. Le indagini si concentrano quindi sullo scenario che si è fatto largo nelle ultime ore per arrivare a risolvere il giallo: ovvero quello di un esecutore materiale che non aveva legami con la vittima ma che ha agito su mandato di un’altra persona.

La descrizione dell’omicida, come riportato da alcuni quotidiani, è stata fornita dall’amica della figlia che quella notte si trovava nell’appartamento e che alle 6.06, temendo l’intrusione di un ladro, ha lanciato l’allarme chiamando l’amica uscita da poco per andare assieme al padre a una concessionaria di Milano. La giovane testimone avrebbe prima sentito queste parole dalla vittima: “Chi sei? Cosa vuoi?”, seguite dalle sue grida. Quindi, prima di barricarsi in stanza, la giovane si è affacciata vedendo un uomo di spalle giù per le scale: si tratta di una persona che non aveva mai visto prima e che in quel momento stava inseguendo la vittima o la stava spingendo giù. La giovane ha sentito alcuni tonfi, poi le urla della donna sono cessate.

I lividi su una spalla e la fronte fanno pensare alle conseguenza della caduta oppure a una suola di scarpa: come se l’assassino avesse voluto tenere ferma la vittima a terra per finirla. Si ipotizza che l’arma del delitto possa essere un coltello in ceramica lama piatta recuperato nel vano cucina dove la donna è stata trovata morta. Il fatto che non siano state trovate impronte fa pensare all’uso di guanti, rafforzando l’ipotesi di un delitto compiuto da un sicario su commissione. Per confermarlo, occorrerà l’esito finale dell’autopsia eseguita domenica su incarico del pm Angela Scorza. Ma non è escluso che il killer abbia cercato di aggredire la vittima già dalla camera da letto al piano superiore con altri modi, compreso lo strangolamento. La procura ha disposto un accertamento tecnico irripetibile alla presenza delle parti nella abitazione di via Corbara. L’analisi, partita con un sopralluogo del primo pomeriggio, verte sulla ricerca di altre eventuali tracce dell’assassino anche con l’ausilio di reagenti tipo luminol.

Per diversi anni quella era stata la casa coniugale. La separazione tra i due era stata abbastanza burrascosa. Nel 2017 Ilenia Fabbri aveva pure denunciato Claudio Nanni per lamentati maltrattamenti perlopiù psicologici e si era rivolta anche a un centro anti-violenza, ‘Sos-donna’, senza tuttavia intraprendere un percorso assieme a loro. A suo dire, lui le impediva di accedere ai soldi di famiglia. Aveva lamentato di essere stata aggredita fisicamente e con minacce gravi in un’unica circostanza. Da ultimo aveva riferito che il marito la faceva pedinare con un gps a calamita appiccicato all’auto temendo che si vedesse con un altro. Il fascicolo penale era stato archiviato, ma era proseguito il contenzioso civilistico sul patrimonio coniugale, fino all’assegnazione della casa di via Corbara alla donna. Più di recente la 46enne aveva promosso una causa di lavoro contro l’ex per chiedergli 100mila euro relativi alle sue collaborazioni nell’impresa di famiglia, l’officina di via Forlivese. La seconda udienza davanti al giudice del lavoro del Tribunale di Ravenna, si sarebbe dovuta tenere il 26 febbraio. Al di là di un possibile movente di natura economica, i sospetti si sono in questa fase delle indagini concentrati sul marito probabilmente a causa dei tempi molto ristretti con i quali il killer ha agito.

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