“A seguito del clima di forte tensione che si è creata attorno al trasferimento delle sculture di Mont’e Prama dal Museo di Cabras e tenuto conto dell’avvio delle operazioni preliminari al trasferimento nella giornata di mercoledì 10 febbraio, il Sindaco di Cabras ha ritenuto necessario firmare un’ordinanza di chiusura delle sale espositive del Museo civico Giovanni Marongiu, con divieto di accesso a chiunque per otto giorni”. Il comunicato stampa con il quale il comune in provincia di Oristano informava il 9 febbraio dell’ordinanza del sindaco Andrea Abis era inequivocabile. Non lasciava spazio ad interpretazioni. L’amministrazione comunale iniziava ufficialmente la battaglia contro la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna.

Il motivo della contesa? Oltre a due modellini di nuraghe, due delle statue colossali in arenaria rappresentanti pugilatori, arcieri e guerrieri, datate tra la fine del IX e l’inizio dell’VIII secolo a. C. rinvenute a partire dal 1974. In un primo momento per pure caso, poi attraverso diversi interventi di scavo e di recupero condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano e dall’Università degli Studi di Cagliari, a circa due chilometri dallo stagno di Cabras, lungo la strada che da San Salvatore conduce a Riola Sardo. Statue che sono tra le più antiche testimonianze scultore del bacino del Mediterraneo e dunque costituiscono una scoperta importantissima. Che ha acceso i riflettori sul Comune del Campidano. Sul locale Museo civico nel quale sono esposte dal 1974 una parte delle statue scoperte, in gran parte visibili al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Per questo motivo al sindaco l’idea della Soprintendenza di portare nei laboratori di restauro di Cagliari le due statue non piace. Teme che non si tratti di una operazione a termine ma definitiva. Insomma che le due statue non torneranno più a Cabras, come sembrerebbe indicare, secondo Abis, la nota della Soprintendenza del 5 Febbraio. Per questo ha emesso l’ordinanza. Così quando la Soprintendente Maura Picciau, accompagnata da alcuni tecnici, è arrivata di fronte al Museo per prelevare le statue, ha trovato l’ingresso chiuso. Con le forze dell’ordine accorse per presidiare l’area, ma senza il sindaco Abis che comunque appare sempre più deciso. Al punto da tentare anche la via della mediazione, proponendo di mettere a disposizione un laboratorio per il restauro a proprie spese. “I Giganti devono restare a Cabras, anche durante il restauro, che può anch’esso diventare, reso pubblico nelle sue varie fasi di attuazione, un’attrazione per i visitatori che si recheranno nei prossimi mesi a visitare il sito e il Museo”.

Anche il Presidente della Regione Christian Solinas sceglie l’opzione del restauro “in loco” per le due statue dei Giganti e per i modellini di nuraghe provenienti dalla collina di Mont’e Prama. Aggiungendo che “nella finanziaria del 2019 abbiamo stanziato 500mila euro destinati al Comune di Cabras per la valorizzazione e l’ampliamento del sito con l’acquisizione di nuovi terreni”. Regione e Comune vanno a braccetto. Contro la Soprintendenza e inaugurando una controversia aspra. Negli otto giorni della chiusura é più che probabile che ci saranno tentativi di conciliazione da entrambe le parti, per arrivare a una sintesi che non scontenti nessuno. Soprattutto, che non sacrifichi le statue. Intanto il 13 febbraio ci sarà un sit-in davanti al Museo, perché i cittadini non vogliono rinunciare al loro simbolo.

(immagine d’archivio)

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