Prima un’avvertenza: i dati, come ha sottolineato anche il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, vanno letti con “prudenza”. Perché il fatto che, stando Unioncamere/Infocamere, nel 2020 le iscrizioni al Registro delle imprese abbiano superato le cancellazioni non significa certo che il coronavirus non abbia avuto un impatto pesante. Questa prima fotografia infatti sconta il blocco fino a luglio di fallimenti e concordati. Non solo: normalmente le cancellazioni di attività si concentrano nei primi tre mesi, quando vengono conteggiate anche quelle degli ultimi giorni dell’anno precedente. Quindi è in questo periodo che si vedranno le maggiori ripercussioni della crisi, come ha precisato la stessa Unioncamere. Peraltro, rispetto al 2019 le iscrizioni sono diminuite del 17,2% perché l’incertezza sul futuro ha ovviamente scoraggiato chi avesse in mente di avviare un’azienda.

Nel complesso la rilevazione Movimprese segnala circa 292.000 iscrizioni e 273.000 cessazioni al Registro, con un saldo che fa segnare un +0,32%. A fine dicembre 2020, lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.078.031 unità. Le iscrizioni dome detto sono diminuite del 17,2% ma in parallelo anche le cessazioni hanno fatto segnare un calo del 16,4%, sottolinea Unioncamere. La forte contrazione dei flussi “suggerisce dunque cautela nella quantificazione delle conseguenze del rallentamento delle attività su molti settori economici”.

Articolo Precedente

Il pil della Cina è cresciuto del 2,3% nell’anno della pandemia: balzo negli ultimi due trimestri. Ma è il dato peggiore dal 1976

next
Articolo Successivo

Friuli Venezia Giulia, il Tar dà ragione alla giunta Fedriga sui ristori solo alle imprese con sede in Regione: “Non limitano concorrenza”

next