L’ultima aggiunta, ulteriore mano tesa a Italia viva, è la tabella finale che ai 209 miliardi del Next generation Eu somma non solo le risorse del programma React Eu e dei fondi strutturali ma anche tutti i soldi della programmazione di bilancio 2021-26. Perché è con quelli che verrebbe finanziato tra il resto il Family act caro alla ministra Elena Bonetti: in corrispondenza di quella voce spuntano in questo modo 30,5 miliardi che non comparivano negli schemi precedenti. E’ solo un esempio: in generale, le 179 pagine della nuova bozza di Recovery plan inviata ai ministri in vista del cruciale consiglio dei ministri di martedì sera riflettono chiaramente il tentativo di andare incontro alle richieste dei renziani, anche a scapito di capitoli sostenuti da altre forze di maggioranza. Tentativo che non sembra bastare per evitare la crisi di governo: mentre otteneva quella che il documento definisce “una significativa revisione progettuale e finanziaria della proposta” l’ex premier ha continuato ad alzare la posta e ora sembra pronto a ritirare le ministre.

Eppure rispetto alla versione entrata in cdm il 7 dicembre, quando il principale oggetto del contendere era la cabina di regia sull’uso dei fondi guidata da Conte (espunta, la decisione è rinviata al Parlamento), l’impianto complessivo è stato ribaltato a favore degli investimenti, a cui va il 70% delle risorse. E di conseguenza sono stati ridimensionati incentivi e bonus. Così i fondi per infrastrutture e cantieri lievitano verso i 50 miliardi, per la sanità ne arrivano 19,7 e si rafforza anche la dote per la ricerca, mentre non passa la proroga del Superbonus al 2023 chiesta dai 5 Stelle (e invisa a Renzi). E il piano Transizione 4.0 voluto dal ministro Stefano Patuanelli perde 5 miliardi. Scompare in compenso il capitolo del Patent Box, la tassazione agevolata sui beni immateriali come i marchi e i brevetti introdotta da Renzi nel 2015, che si traduce in corposi sconti sulle tasse anche per gruppi con sede all’estero come Campari, Ferrari, Luxottica.

Rafforzato il capitolo Sanità Italia viva continua a puntare i piedi sostenendo che è indispensabile il ricorso al prestito pandemico del Mes. Ma nell’ultima bozza la sanità incassa 19,72 miliardi comprese le risorse per il rinnovamento degli ospedali: 5 in più rispetto ai 14,5 (comprensivi dei soldi per le ristrutturazioni) che risultavano dalla bozza di fine 2020. Per la componente Assistenza di prossimità e telemedicina arrivano 7,9 miliardi (di cui 400 milioni dal ReactEu) rispetto ai 5 della precedente bozza mentre il capitolo Innovazione dell’assistenza sanitaria passa da 4 a 11,8 miliardi (di cui 1,3 di React Eu): è qui che è stato probabilmente trasferito lo stanziamento per gli ospedali visto che si fa riferimento a “rilevanti investimenti destinati all’ammodernamento delle apparecchiature e a realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili“.

Per il lavoro 12 miliardi più 39 da altri fondi Ue – Renzi aveva lamentato tra l’altro la scarsa attenzione all’occupazione giovanile e femminile. Nella nuova bozza le voci “donne” e “giovani” sono tra le tre priorità trasversali del Piano e per le politiche per il lavoro ci sono 12,62 miliardi contro gli 11 complessivi (compresi i soldi per gli asili nido) della prima versione, oltre al fatto che per questo capitolo arriverà una delle fette più corpose (38,9 miliardi) dei fondi europei non inclusi nel Next generation. In particolare per politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione vengono stanziati 7,5 miliardi, altri 4,4 vanno alla fiscalità di vantaggio – sgravi contributivi – per il lavoro al sud e nuove assunzioni di giovani e donne e 650 milioni per finanziare il servizio civile universale. Quest’ultimo lascia sul terreno una cinquantina di milioni rispetto al piano del 7 dicembre.

Istruzione e ricerca potenziate per oltre 9 miliardi – Accanto all’istruzione, anche il potenziamento della ricerca viene descritto come una misura importante per i giovani, sia a livello di ricadute occupazionali sia perché saranno loro i beneficiari di questi investimenti. La missione Istruzione e ricerca, una delle sei di cui si compone il nuovo piano, è quella che risulta più potenziata nel corso del lavoro di riscrittura della bozza al ministero dell’Economia. Contando anche i fondi del React Eu potrà contare su 28,4 miliardi contro i 19,1 previsti a inizio dicembre. Oltre 5 miliardi in più vanno al progetto Accesso all’istruzione e riduzione dei divari territoriali, che sale a 9,4, mentre il trasferimento tecnologico (“Dalla ricerca all’impresa”) ne guadagna più di 3 arrivando a 8,5 totali. E il documento apre esplicitamente a una proposta di Italia viva, le partnership pubblico-privato per l’innovazione sul modello della rete tedesca Fraunhofer. Oltre a finanziare la creazione di sette centri attivi in “altrettanti domini tecnologici di frontiera”, dall’intelligenza artificiale all‘alta tecnologia per l’idrogeno passando per il Biofarma.

Cultura e turismo triplicano i fondi – La prima lettera del piano CIAO di Matteo Renzi sta per cultura. L’ex premier lamentava l’insufficienza di risorse per questo capitolo, che insieme al turismo avrebbe ricevuto 3 miliardi in base alla bozza del 7 dicembre. Ora la cifra è lievitata a 8. “Il significativo aumento di risorse”, si legge, “non corrisponde solo all’esigenza di sostenere gli ambiti più colpiti dagli effetti del Covid-19, al fine di recuperare il potenziale di crescita. L’investimento strategico in tutta la catena del valore della cultura e del turismo è essenziale per diffondere lo sviluppo sostenibile a livello territoriale, per realizzare l’inclusione sociale dei giovani attraverso le industrie culturali e creative e l’attività sportiva e per accompagnare il risanamento delle aree urbane e la ripresa delle aree interne”.

Restando nella missione Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, che totalizza oltre 46 miliardi (in lieve calo rispetto alla bozza del 7 dicembre) tra cui 7,9 per digitalizzare la pubblica amministrazione, a guadagnare fondi è anche la voce Banda Larga, 5G e monitoraggio satellitare a cui andranno 4,2 miliardi contro i 3,5 iniziali. Non c’è il riferimento a ulteriori semplificazioni normative per lo sviluppo del 5G, altra richiesta di Italia viva, masu questo era intervenuto il decreto Semplificazioni.

Lievita il budget per le opere ferroviarie – Sono la “I” del piano CIAO di Matteo Renzi. E nella nuova bozza alle infrastrutture per la mobilità sostenibile si prevede di dedicare 31,9 miliardi di cui 20 “nuovi”, dunque aggiuntivi rispetto ai programmi di investimento già inseriti nei tendenziali di finanza pubblica: si tratta di 4 miliardi in più rispetto a quanto era stato messo nero su bianco a inizio dicembre, anche se non si arriva ai 38 chiesti da Iv. A lievitare è il budget per le opere ferroviarie, che raggiunge i 26,7 miliardi: tra gli interventi sono elencati tutti quelli già inseriti nell’allegato al Def Italia veloce, dalla realizzazione delle tratte ad alta velocità Napoli-Bari e Brescia-Verona-Vicenza-Padova al potenziamento della Roma-Pescara e della Palermo-Catania-Messina. Tra le opere anche il completamento del Terzo Valico dei Giovi, a cui in passato il Movimento 5 Stelle si era opposto. Per riuscire a spendere quella mole di risorse entro il 2023 sarà però necessaria l'”accelerazione dell’iter di approvazione dei contratti di programma con Rfi, semplificando alcune procedure”.

Non solo: restando nel capitolo infrastrutture, a quei 31,9 miliardi vanno sommati almeno gli investimenti per trasporti locali e rinnovo del parco rotabile (7,5 miliardi) e gli interventi per dissesto idrogeologico, infrastrutture idriche e fognature per oltre 6 miliardi.

Superbonus solo fino a dicembre 2022 – Il documento resta sul vago rispetto alle risorse per il superbonus del 110% introdotto con il decreto Rilancio per volontà del ministro Stefano Patuanelli e di cui da allora il Movimento 5 stelle chiede la proroga al 2023 (l’attuale scadenza è giugno 2022). Se le bozze del 7 e del 29 dicembre indicavano chiaramente in 22,4 miliardi di cui 5 aggiuntivi le risorse destinate alla sua proroga fino al dicembre 2023, il nuovo testo lo mette sotto il cappello “Efficientamento energetico e sismico edilizia residenziale privata e pubblica” a cui vanno in totale 18,5 miliardi di cui 8,2 “nuovi”. Risorse che, aggiungendosi a quelle previste in legge di Bilancio, basteranno per consentire l’accesso alla misura fino al 31 dicembre 2022 (30 giugno 2023 per gli Iacp) anche a prescindere dal fatto di aver realizzato entro giugno almeno il 60% dei lavori.

Per la Bellanova mancano soldi per l’agricoltura – Alla ministra Teresa Bellanova in compenso continua a non andare giù l’attenzione insufficiente all’agricoltura: troppo pochi, dice, gli 1,8 miliardi per “filiere agricole, parchi agrisolari e logistica dell’agricoltura: vuol dire che non si è colto il problema”. In effetti quella voce non registra aumenti rispetto alla versione di inizio dicembre. In compenso la macro missione di cui fa parte, Rivoluzione verde e transizione ecologica, essendo insieme alla digitalizzazione una delle due direttrici indicate dalla Commissione europea è al primo posto per stanziamenti con quasi 69 miliardi di cui 36,4 per progetti nuovi.

Articolo Precedente

Crisi politica, primi effetti sui mercati. Spread in aumento e rendimento del Btp a 10 anni sopra lo 0,6%

next