Ha sparato prima cinque colpi di fucile contro Giuseppe Cotroneo e la moglie Francesca Musolino che stavano raccogliendo le olive nelle campagne di San Basilio a Calanna, in provincia di Reggio Calabria. Mentre si allontanava ha incontrato il figlio delle vittime che, dopo aver visto i genitori a terra, gli chiedeva aiuto. A lui avrebbe risposto che “andava a casa a posare il fucile e sarebbe tornato”. Partendo da queste anomalie e dalla scena del delitto, a un mese dal duplice omicidio, i pm della Procura di Reggio hanno chiuso il cerchio su Francesco Barillà, 65 anni e cugino della donna.

I carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto Flavia Modica. Per gli investigatori ci sono “fondamentali ed imprescindibili” elementi probatori contro Francesco Barillà, ritenuto l’autore del delitto consumato il 9 dicembre scorso. A differenza di Cotroneo e Musolino, che agli inquirenti erano apparsi subito slegati da ambienti criminali della zona, seppur incensurato in relazione al duplice omicidio Francesco Barillà “risultava essere una figura che aveva molte ombre”. Il procuratore capo non ha dubbi e nel corso della conferenza stampa ha messo in fila tutti gli indizi che hanno portato all’arresto di oggi.

Barillà avrebbe sparato con il proprio fucile, detenuto legalmente e compatibile con alcuni bossoli lasciati sul luogo del delitto. Non tutti quelli sparati sono stati trovati vicino ai corpi di Cotroneo e Musolino. Altri bossoli, infatti, erano a casa dell’arrestato vicino al suo fucile semiautomatico che è stato sequestrato dai carabinieri. Gli accertamenti tecnici condotti dagli esperti dell’Arma del Racis di Roma e del Ris di Messina hanno consentito di appurare che chi ha sparato ai due coniugi lo ha fatto proprio con l’arma di Barillà i cui movimenti, quella mattina, sono stati ricostruiti dal pm Modica grazie ai filmati estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.

Oltre ad essere parente delle vittime, l’arrestato era confinante dei terreni di Cotroneo e Musolino. Ed è proprio una questione di vicinato che gli inquirenti sospettano essere il possibile movente del delitto. Per il procuratore Bombardieri, nell’inchiesta ci sono “elementi indiziari assolutamente gravi”. “È un’indagine fatta da manuale. Un’indagine tecnica – ha sostenuto l’aggiunto Gerardo Dominijanni – che si basa sulla conoscenza delle persone e dei luoghi. Una vicenda di mal vicinato, di parentele e di rancori pregressi. Tra le vittime e Barillà non c’era un rancore profondo ma ci sarà stato un momento scatenante quella mattina stessa”.

Un momento scatenante che Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino, che lavoravano al Policlinico di Reggio Calabria e che nel tempo libero curavano i propri oliveti, hanno pagato con la vita. Dopo essere stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e del comando provinciale, Barillà stamattina all’alba è stato accompagnato in carcere e presto sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari che ha firmato il suo arresto.

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