di Luigi De Gregorio
Il Covid, nel produrre a livello planetario guai economici e d’insanità, spesso diventati tragedia, ha mostrato a noi abitanti del pianeta che siamo tutti eguali di fronte a lui. L’anti-Covid, ossia il vaccino nella sua funzione di difesa degli stessi abitanti, per una sorta di parallelismo etico dovrebbe confermare che anche in questa fase di rivalsa siamo tutti uguali.
E infatti, limitandoci all’Europa, il V-Day, quale primo giorno simbolico della vaccinazione in tutti i paesi europei, ha dato luce e forza al concetto di eguaglianza tra i popoli del vecchio continente. Però, ahinoi, il V-Day porta alla mente la maratona, in cui al via tutti partono insieme, ma certamente tutti arriveranno in tempi diversi. Insomma il V-Day allude ed illude. Ci fa sembrare tutti eguali, ma sappiamo che probabilmente non sarà così.
Stando così le cose, facciamo un’ipotesi. Che verso la fine dell’anno, in Germania l’80% della popolazione sia stata vaccinata e in Italia solo il 40%. Scatterebbe in tutti noi la frustrazione di essere dei cittadini di un paese di serie B. Ma a parte il sentimento d’inferiorità, noi italiani ci troveremmo a subire la beffa di essere colpiti dal nemico di nome Covid, quando in alcune nazioni la guerra potrebbe essere già finita.
Ma purtroppo, anche all’interno del territorio nazionale potremmo avere la caduta del principio dell’uguaglianza di tutti gli italiani di fronte alla salute. In verità lo Stivale già si presenta dipinto a macchia di leopardo: efficienza ed inefficienza, buona sanità e malasanità distanziate a volte da poche decine di chilometri. Ma vorremmo che almeno relativamente al Covid e anti-Covid, tutte le regioni fossero appianate secondo ‘a livella di Antonio De Curtis, ossia Totò.
Ma, se verso la fine dell’anno abbiamo che alcune regioni (che per puro caso sono del Sud) hanno realizzato la metà delle somministrazioni del vaccino realizzate in altre regioni (che per puro caso sono del Nord) emergerebbe palesemente che gli abitanti al di sotto del 42esimo parallelo sarebbero dei cittadini di serie B di fronte a quelli del Centro-Nord dell’Italia e di serie C rispetto ai cittadini di paesi quali la sopra nominata Germania.
Premesso quanto sopra, evidenziamo che a riguardo dell’operazione vaccino non dobbiamo inventare qualcosa, né dobbiamo organizzare una spedizione sulla Luna. Trattasi solo di acquisto e stoccaggio di un farmaco e somministrazione alla popolazione, servendosi di operatori e di strutture già distribuite sul territorio che, caso mai, necessitano di un rinforzo. Quindi è auspicabile uno scatto d’orgoglio nazionale che, come un virus benefico, penetri nella mente della classe dirigente del Paese ed ispiri la collaborazione per la salute e la ripresa economica di tutti i cittadini.
Ma alcuni politici sono irresponsabili come bambini su uno scuolabus, che invece di tener conto della tranquillità necessaria al guidatore schiamazzano e giocano fino a disturbarlo nella sua area di lavoro. E che importa se il bus va fuori strada o peggio giù da un burrone?
In particolare tra i ragazzini incoscienti emerge il “Rottamatore“, titolare di un Dna dominato dall’ego e dall’indifferenza verso gli altri. Che, senza sosta, butta sabbia e olio bollente, innesca trappole contro amici e nemici. Che produce un rumore sproporzionato rispetto al peso del 2%. Che rappresenta una mina vagante mentre l’intero Paese soffre.
Invece un’operazione, di massa ma semplice, potrebbe essere una grande occasione per l’Italia. Che, se diventasse la prima nazione europea ad avere la vaccinazione al 100%, ne farebbe guadagnare gli italiani – relativamente a salute e velocità di ripresa dell’economia – e la propria immagine. E quindi perché tutti insieme, in uno sforzo comune, non rendiamo possibile ciò che appare impossibile?
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