Dopo giorni di tensione e lunghi confronti notturni in videoconferenza, i senatori del Movimento 5 Stelle hanno trovato una mediazione interna sul testo della risoluzione relativa alla riforma del Mes attesa in Aula mercoledì dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. LA situazione si è così sbloccata ed è stato il primo passo per un accordo su un testo trovato dall’intera maggioranza che, salvo sorprese, dovrebbe essere autosufficiente in aula mercoledì. Il “punto di caduta” è stato annunciato via facebook dalla senatrice M5s Barbara Lezzi dopo “due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni”, è un testo che “non è ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme, Edis (assicurazione comune dei depositi bancari, ndr) prima di tutto”.

L’ACCORDO IN MAGGIORANZA – La nuova formulazione è stata oggetto della discussione con il resto della maggioranza, a partire dal Pd che – stando a quanto ha detto il ministro Roberto Gualtieri in audizione – è convinto che quella condizione sia già rispettata. Il capogruppo dem Andrea Marcucci, a Un Giorno da Pecora, ha parlato di “una risoluzione che vada bene a tutti i partiti di maggioranza”. Anche da Italia Viva, che è in aperta polemica con Conte per la gestione dei soldi del Recovery Fund, arriva un via libera alla risoluzione condivisa, con un distinguo: la firma dei capigruppo renziani in calce al testo sarà messa solo dopo aver ascoltato l’intervento del premier Conte in Aula. Risultato: al termine di un pomeriggio di trattativa, c’è una bozza comune. Con l’intera maggioranza che impegna il governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”.

LA BOZZA – Nella bozza di risoluzione si legge che la maggioranza impegna il governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”. Il testo impegna inoltre il governo “a sostenere il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea”. Inoltre nel testo si “prende atto dei cambiamenti negoziali apportati come l’anticipo del “common back stop del Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie” e del nuovo contesto di politiche fiscali europee realizzate a partire dall’accordo Ue sul Qfp del 21 luglio scorso e negoziato con Commissione e Parlamento Europeo”. Stando al testo, il governo si impegna anche “a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. A sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis“. “Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi (dalla logica del pacchetto all’introduzione del sistema Edis, ndr) in agenda – si legge ancora – sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes”.

“SARA’ UN VOTO SUL GOVERNO” – “È un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel Movimento”, ha commentato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una nota. “Era ciò che avevo fortemente auspicato e per cui ho lavorato insieme a tutti gli altri. Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di mercoledì sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità”. La luce in fondo al tunnel arriva nel giorno in cui il presidente della Camera Roberto Fico, intervistato dal Corriere della Sera, ricorda che “Il voto di domani riguarda il mandato da dare al presidente Conte per il Consiglio europeo dove dovrà tutelare le posizioni e gli interessi del nostro Paese” per cui “il Movimento e la maggioranza tutta hanno il dovere di sostenerlo: serve grande responsabilità in una fase delicatissima per l’Italia. Occorre lavorare per il bene dei cittadini, per uscire dalla crisi il prima possibile. Per raggiungere questi risultati servono sintesi, coesione, capacità di mediazione“, appunto.

LA SCELTA DEI 5 STELLE – La Lezzi spiega le evoluzioni delle ultime ore in un post in cui si rivolge al direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che nell’editoriale di oggi ha evidenziato le possibili conseguenze nefaste di atteggiamenti “puri e intransigenti” da parte di frange della maggioranza, evocando la caduta di Romano Prodi nel 1998 a causa della sfiducia di “un leader che si credeva il più puro e intransigente”, Fausto Bertinotti. Ne seguì la nascita del governo D’Alema che “si distinse per quattro scelte sciagurate: i bombardamenti sulla Serbia nella guerra del Kosovo, ordinati da Usa e Nato ma senza l’Onu; l’abolizione dell’ergastolo per le stragi; le privatizzazioni di due galline dalle uova d’oro come Autostrade e Telecom, praticamente regalate ai Benetton e ai “capitani coraggiosi””. I risultati furono “crollo dei consensi del centrosinistra, caduta di D’Alema dopo un anno e mezzo, nascita del secondo governo Amato e resurrezione di B. Che nel 2001 rivinse le elezioni e tornò al governo come nuovo”. Un copione che il Movimento sembra non voler ripetere. Sul Mes “ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta e per fare in modo di non essere ricordati come coloro che hanno peggiorato uno strumento già pessimo senza aver avuto nulla in cambio a tutela dei cittadini”, scrive Lezzi. “Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme. A tal proposito, superando sterili distinguo, posizioni tese solo a provocare o azioni esterne di chi esalta Conte in pubblico ma mira ad affossarlo, ringrazio tutti i colleghi per questo impegno sentito e aperto di questi due giorni. Tutto a posto? No. Il testo dovrà essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza”, chiarisce infine la senatrice.

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