“Giù le mani dal Natale dei cristiani”. Non ha dubbi l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, biscegliese come il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, che ha affermato: “Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia”. Da ilfattoquotidiano.it il presidente nazionale di Pax Christi e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti rivolge il suo appello: “Sul Natale non si facciano battute al limite della presa in giro. La battuta che può nascere due ore prima o tre ore prima non mi sembra intelligente”. I vertici della Cei prenderanno una posizione unitaria nel Consiglio permanente che si terrà il 1° dicembre, anche alla luce del confronto con il Comitato tecnico scientifico del governo italiano. Mentre fanno notare che da sempre Papa Francesco celebra la messa di Natale alle 21,30 del 24 dicembre e che la polemica innescata dall’esecutivo sembra abbastanza “pretestuosa”. Nella gestione delle trattative pesa l’assenza del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ancora ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dove sta trascorrendo la convalescenza dopo essersi negativizzato al coronavirus.

“Per cortesia, – afferma monsignor Ricchiuti – lo chiedo anche come vescovo italiano, il Natale lo lascino prima di tutto alla celebrazione cristiana e ai fedeli. E si possa in qualche modo partecipare, sia pure con tutte le precauzioni necessarie e la disponibilità all’obbedienza alle norme. Sul Natale in questi giorni si sta parlando a destra e a sinistra. La Chiesa da tempo, anche prima della pandemia, aveva criticato l’aspetto paganeggiante del Natale, alludendo soltanto alla cornice di questa festa, a tutte le questioni che obbediscono a logiche di economia, commercio, uso e consumo. I cristiani, invece, sono invitati a celebrare la natività di Gesù in semplicità e sobrietà e a lanciare con la loro testimonianza questo messaggio al mondo intero”.

Entrando nelle questioni tecniche, monsignor Ricchiuti precisa: “Per la messa della notte, vengo alla liturgia, normalmente si sa che le parrocchie si regolavano più o meno intorno alla mezzanotte per l’inizio della celebrazione. Alcune parrocchie anticipano la messa alle 21 o alle 22, ma normalmente si tendeva sempre a fissare la liturgia a notte inoltrata. Io ricordo che da parroco a Bisceglie alle 23 iniziava la veglia e alle 24 la messa con la nascita di Gesù. Ad Acerenza, negli anni in cui sono stato vescovo lì, alle 23. Nella cattedrale di Altamura, dove celebro ora, la messa inizia alle 22,30 e finiamo intorno a mezzanotte. Per questo dico che non è necessario fare battute fuori posto. È la memoria della natività. È ovvio che la puoi celebrare anche il pomeriggio del 24, ma si tratta anche di rispettare i tempi della liturgia, la celebrazione collocata nel silenzio della notte”.

Il presule sottolinea, inoltre, che “Natale è la festa dell’incarnazione di Dio in mezzo a noi con tutto ciò che questa presenza comporta: fraternità, pace, rispetto per i più poveri, un modo nuovo di vedere le cose. E tutto questo lo ricordiamo ogni anno. Noi non possiamo venire meno alla ritualità, sia pure con tutti i limiti imposti dalla situazione sanitaria che stiamo vivendo. Siamo stati insieme a tanti vescovi, parroci e fedeli molto obbedienti alle disposizioni di protezione individuale che ci sono state date dal governo. Lo sanno. Venissero a vedere nelle chiese i cartelli con tutte le indicazioni, le colonnine con gli igienizzanti, le mascherine. Appena è scoppiato il caso di un parroco positivo, subito è stato messo in quarantena. La parrocchia è stata immediatamente chiusa e interamente sanificata. Noi non scherziamo su queste cose. Io credo che per la notte di Natale ci debba essere qualche concessione in più sugli orari e sulla partecipazione dei fedeli, che non ci venga tolta questa gioia di celebrare la natività sia nel rispetto delle norme che della liturgia”.

Twitter: @FrancescoGrana

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