Il Black Friday resta fermo lì dov’è: il prossimo 27 novembre. Il governo ha deciso che il venerdì nero dei super sconti, che deve il suo nome al fatto che grazie al boom di vendite i bilanci dei negozianti tornano ad essere scritti con inchiostro nero e non più rosso poiché le perdite vengono recuperate, non verrà spostato. Non sarà quindi seguito l’esempio della Francia, nonostante le sollecitazioni di alcune associazioni di negozianti, a cominciare da Confesercenti. La conferma è stata decisa dopo un confronto informale tra il Governo e le associazioni commerciali da cui non è emersa una posizione unitaria di tutti i soggetti interessati. La possibilità di un rinvio era stata presa in considerazione poiché, per effetto delle chiusure legate ai lockdown, grandi rivenditori on – line, Amazon in testa, potrebbero avere gioco fin troppo facile nel prendersi tutta la posta in palio. Ma già le dichiarazioni raccolte in giornata avevano evidenziato una frattura tra le varie categorie.

“Consideriamo misera, tardiva, sostanzialmente inutile e un po’ penosa” la proposta di rinvio chiedendo ad Amazon di aspettare a fare le proprie offerte, ha affermato oggi Davide Rossi, direttore generale di Aires Confcommercio, l’associazione che riunisce le principali catene e i maggiori gruppi attivi nella vendita di apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia. “Non abbiamo nessun interesse in questa iniziativa: è più importante per noi avere norme per competere ad armi pari”, spiega Rossi.

Troppi i vantaggi fiscali dei colossi web – Il riferimento è soprattutto ai vantaggi fiscali che i colossi del web riescono ad accaparrarsi attraverso operazioni di “ottimizzazione fiscale” su larga scala, inaccessibili ai piccoli negozianti. “Oggi c’è un’asimmetria che favorisce i colossi del web, non solo dal punto di vista fiscale, ma anche da quello delle responsabilità verso i consumatori”, afferma Rossi, spiegando che Amazon è considerato dalle normative come un mero intermediario e che “incassa senza nessun obbligo o responsabilità”, ma nei fatti ormai è “un venditore al dettaglio” a tutti gli effetti. Sarebbe quindi più opportuno, secondo Rossi, che “si mettesse mano immediatamente al tema della fiscalità”: quindi sì alla web tax e ad altre misure anti-elusione, ma anche si procedesse con urgenza ad “un’impostazione delle norme” che consenta “una concorrenza ad armi pari e che imponga alle piattaforme di intermediazione online forme di responsabilità oggettiva a fronte di vendite irregolari effettuate da terze parti ospitate nei cosiddetti ‘marketplace’.

Sulla stessa linea il segretario generale dei Federazione Moda Italia-Confcommercio, Massimo Torti: “Piuttosto che parlare di Black Friday in termini di date da anticipare o spostare, noi vogliamo attirare l’attenzione sulla necessità di una web tax, che è quello che serve per avere un mercato a parità di regole”. “Questo è un evento che dovrebbe attirare l’attenzione più sui problemi che hanno i piccoli negozi a vivere su un mercato con difficoltà estreme”, spiega Torti, ricordando che ad esempio i produttori di moda comprano 8 mesi prima: “Rischiamo, nel miglior periodo delle vendite, che è novembre-dicembre, di dover far fronte a vendite minimizzate da questo grande evento. Perdere questo momento fondamentale di vendita potrebbe significare la chiusura di molte attività che non potranno far fronte a tutti i costi (personale, affitti, fornitori, tasse, utenze, ecc…), senza entrate”.

Ribadisce invece il sostegno al rinvio il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni che afferma “da un punto di vista di principio darebbe un segnale importante” ai negozi, sul fatto che “non ci sono solo ristori, ma atti politici“. In questa situazione, spiega Bussoni, con “una buona percentuale di imprese chiuse” per le restrizioni legate al Covid, “si crea una condizione di impossibilità di competere e di effettuare vendite in modo diretto. L’incertezza inoltre porta molti ad anticipare gli acquisti natalizi, quindi questo Black Friday rappresenta un’occasione ghiottissima e se le imprese sono chiuse e opera solo l’on line è necessario garantire la concorrenza”. In ogni caso, precisa Bussoni, “la nostra battaglia non la facciamo contro Amazon, con il quale peraltro abbiamo avviato dei colloqui per valutare possibili sinergie, ma è una battaglia contro un sistema che in questa situazione favorisce l’online. E’ un sistema che deve essere riequilibrato”.

Meno del 16% delle Pmi italiane vende on line – “Il Black Friday non può tenersi a beneficio solo dei grandi gruppi di vendita online. Non sarebbe corretto, tenere questo importante appuntamento commerciale all’insegna degli sconti, qualora nelle prossime due settimane la mobilità dovesse rimanere ancora bloccata ed i negozi chiusi. Deve essere garantita la vendita a tutti gli esercenti”, dichiara in una nota il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto. Tutto vero ma anche le piccole attività italiane hanno qualcosa da rimproverarsi. Secondo uno studio recente dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano, il 76% delle piccole e medie aziende non vende online e solo il 15,8% ha sviluppato un proprio sito o una propria app di e-commerce attraverso la quale vendere i propri prodotti.

Articolo Precedente

Istat: “A settembre fatturato dell’industria in calo del 3,2% e ordini giù del 6,4%. Ampie contrazioni delle commesse interne ed estere”

next