Cultura

‘Ikigai in Love’, il libro di Leoncini e Mogi che riscopre l’importanza del presente contro la dipendenza da Internet e dalla realtà virtuale

Un saggio scritto a quattro mani, condotto come fosse una conversazione alternata e frutto di un lavoro lungo un anno in cui i due autori si scambiano punti di vista sul mondo, sulla tecnologia, sull’amore e sulla società. Smartphone, pc e robotizzazione della vita. Tutti elementi che inglobano la mente nel web e la portano altrove rispetto all’Ikigai e alla serenità del qui e ora

di F. Q.

“Il motivo per svegliarsi la mattina”, “una ragione d’essere”. Questo, a grandi linee, il significato di Ikigai, termine giapponese che esprime una filosofia di vita. E cioè il legame con il momento presente, senza rincorrere pensieri passati o paure per il futuro. È il tema che caratterizza il nuovo libro di Thomas Leoncini e Ken Mogi, Ikigai in Love (L’amore ai tempi di se stessi). Una via orientale al mondo che cambia, edito per Solferino. Un saggio scritto a quattro mani, condotto come fosse una conversazione alternata e frutto di un lavoro lungo un anno in cui i due autori si scambiano punti di vista sul mondo, sulla tecnologia, sull’amore e sulla società. Già autore di Dio è giovane (Piemme, 2018) con Papa Francesco e Nati liquidi (Sperling & Kupfer, 2017) con Zygmunt Bauman, Leoncini riporta la visione occidentale. Neuroscienziato giapponese, Ken Mogi dà voce alla controparte orientale dopo aver già pubblicato il Piccolo libro dell’Ikigai, edito in Italia per Einaudi.

In mezzo fra i due mondi una globalizzazione sempre più accesa, alimentata dalla tecnologia che toglie le distanze e rende il tempo più veloce. Smartphone, pc e robotizzazione della vita. Tutti elementi che inglobano la mente nel web e la portano altrove rispetto all’Ikigai e alla serenità del qui e ora. Con una differenza rispetto al più vecchio schermo televisivo: “Sul web l’utente può intervenire. Posso modificare quello che vedo, cercare quello che voglio. Mentre la televisione produce un rapporto unidirezionale, io ricevo le informazioni che mi dà e basta”, spiega Leoncini. “Invece Internet riesce a scalfire l’indifferenza del mondo, facendo leva sulla paura di essere invisibili”. Per questo diventa più pericoloso e rischia di trasportare chi lo usa in una sorta di “innamoramento”: “Il web, che a differenza dei media precedenti è costruito per interagire con la psiche attraverso uno scambio bidirezionale, è direttamente interpretato dai più giovani come un software per il cervello”, si legge nel testo. Quindi, la domanda tipica che nasce dalle angosce del nostro tempo: “Se il robot (pc) mi ha insegnato a conoscere il mondo, a essere ciò che sono, potrò un giorno avere così tanta dipendenza da esso da crearmi un ideale d’amore molto più simile alla macchina che all’essere umano?”

A questo e a molto altro cercano di rispondere Leoncini e Mogi. La gestione della pandemia con i diversi approcci proposti dal Giappone e dal mondo occidentale, le conseguenze dirette sulla psiche e sulla vita delle persone. Un periodo, quello attuale, sempre più soggetto all’isolamento, imposto dall’emergenza sanitaria. Fra intelligenza artificiale e schermi retroilluminati che richiamano attenzione e diventano non solo la prima fonte di scambio affettivo, ma anche l’unico canale per metterci in comunicazione con il mondo esterno, l’unica soluzione per trovare serenità resta l’Ikigai: “La consapevolezza del presente, sì, ma anche la capacità di distinguere fra ambizione e ricerca di sé”, precisa Leoncini. “Due cose molto, molto distanti”.

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