Assolirica, l’Associazione nazionale artisti della lirica, ha manifestato oggi nelle piazze di molte città italiane contro l’assenza dello Stato a sostegno di un settore messo in ginocchio dalla crisi sanitaria e dello stato di diritto

Assolirica, l’Associazione di categoria che rappresenta la grande maggioranza degli Artisti lirici italiani – intendendo con questi cantanti lirici, direttori d’orchestra, registi, scenografi, costumisti, e in generale i liberi professionisti connessi alla rappresentazione dell’opera lirica, desidera formulare un doveroso appello su un problema che temiamo non sia stato capito appieno e pertanto non ancora affrontato.

Fin dall’inizio della grande emergenza Covid, infatti, il nostro settore non ha potuto ottenere alcuno dei sussidi messi in campo in maniera davvero copiosa dal governo. In realtà, per essere più precisi e onesti, ha beneficiato dei bonus lavoratori dello spettacolo forse il 5% degli appartenenti al nostro settore di partite Iva dello spettacolo. L’altro 95% ne è stato escluso per una serie di paletti incrociati assai restrittivi sul reddito, che denotano da parte del normatore una scarsa conoscenza della atipicità dei nostri contratti, e per l’impossibilità per molti di raggiungere le giornate minime contributive, a causa sia dell’intermittenza del nostro lavoro sia del suo carattere internazionale. Infatti buona parte dei nostri contratti, saltuari e non continuativi, si svolgono anche all’estero, ma le relative trattenute previdenziali non vengono riconosciute dall’Inps.

Non vogliamo in alcun modo discutere le decisioni prese nell’ultimo Dpcm. Crediamo assolutamente alla necessità delle misure prese, anche se colpiscono duramente la nostra categoria, che, teniamo a specificare, non è quella dei dipendenti delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, ma quella dei liberi professionisti a partita Iva. I solisti, gli interpreti, i team creativi però sono coloro senza i quali gli spettacoli non andrebbero mai in scena.

Non vogliamo in questa sede neppure lanciare appelli sulla funzione del teatro e della cultura per una società civile. Ne sono stati fatti già molti e da parte di professionisti di fama internazionale, per cui sarebbe inutile e sterile ripeterlo.

Ma non possiamo non notare come, risposta data dal presidente del Consiglio Conte al Maestro Muti, si sottolinei che la sottoscrizione al Dpcm del 25 ottobre sia avvenuta solo “dopo le verifiche fatte presso il Ministero dell’Economia e con la Ragioneria generale dello Stato” atte a garantire la possibilità “…di erogare agli operatori economici e ai lavoratori colpiti dalle nuove norme ristori immediati e misure di sostegno”.

E qui sta il punto che ci preme sottolineare. Non vorremmo che si ripetesse ciò che è già avvenuto da marzo in poi: noi, che non siamo operatori economici e neppure lavoratori subordinati, rischiamo, per l’ennesima volta, di essere l’unica categoria totalmente esclusa da forme di sussidio o ristoro, pur essendo la nostra una categoria di professionisti di altissima specializzazione.

I nostri contratti perduti infatti non sono quasi mai stati riposizionati, non sono state riconosciute, neppure in maniera figurativa, le giornate contributive che ci avrebbero consentito almeno di non perdere totalmente un anno di contributi.

Ma soprattutto, essendo noi lavoratori intermittenti, sia per la specificità intrinseca del lavoro che per i ritardi clamorosi, anche di due anni, con cui in Italia vengono saldate le nostre competenze, ci ritroviamo ora a reddito zero, sia che avessimo come previsione di guadagno 20mila euro sia che ne avessimo centomila. A zero siamo e a zero rischiamo di rimanere, inventandoci ognuno, per quel che si può, un altro lavoro, avendo come tutti la necessità di pagare mutui, affitti, bollette o spese universitarie per i figli.

Noi che siamo coloro senza i quali un’opera lirica non può andare in scena, e siamo anche quelli per cui l’Opera lirica è stata scritta, saremo gli unici a non essere riconosciuti ed inseriti nei ristori di cui si parla in questi giorni.

Non vogliamo assolutamente che si scateni una guerra tra poveri, ma vorremmo ancora ricordare che tutti i lavoratori subordinati nel nostro settore sono stati, in una maniera o nell’altra, garantiti in questi mesi. Noi no. Forse perché siamo considerati dei ricchi privilegiati (e non neghiamo che forse il 5% di noi ha redditi davvero importanti), ma la stragrande maggioranza vive del proprio lavoro saltuario in maniera del tutto analoga agli altri lavoratori, anzi spesso con ricavi annuali inferiori ai dipendenti delle Fondazioni Liriche sinfoniche, giustamente tenute in vita dal Suo Governo, come bene irrinunciabile in un paese, l’Italia, che è patria della Lirica nel mondo.

Tutto ciò per augurarci di cuore che in questa nuova terribile crisi che sta modificando le nostre vite ci sia spazio per riconoscere anche agli artisti lirici una dignità e un posto tra coloro che dovranno essere aiutati e sostenuti. A marzo abbiamo ben compreso come si sia lavorato nell’emergenza e come certe inevitabili contraddizioni si siano potute verificare. Ora però il proseguire sulla stessa strada non sarebbe più comprensibile e danneggerebbe per sempre l’intero settore della cultura musicale d’eccellenza italiana.

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