Dopo decenni di scriteriati tagli ai trasporti pubblici, tagli di linee, tagli di orari, dopo decenni di spinta alla motorizzazione selvaggia, dopo decenni di calo drastico di mobilità sostenibile nei percorsi casa-scuola… ci troviamo nel bel mezzo di un incubo. Con l’inizio della seconda ondata di pandemia Covid, coi mezzi pubblici affollati e persone stipate, l’unica soluzione sembra chiudere tutto. E probabilmente lo è.

“La capienza all’80% dei mezzi pubblici che in ore di punta si fa fatica a gestire e controllare è legata al fatto di dover portare a scuola i ragazzi e farli tornare a casa per chi non può permettersi di portali da solo” (parole di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna): in altre parole, i mezzi pubblici li usano quelli che non possono permettersi di usare l’auto privata.

Messaggio pericoloso, classista e assurdo, messaggio che spingerà sempre più genitori ad accompagnare i pargoli in auto, per dimostrare il loro amore, la loro premura e la loro” classe”, contribuendo così a intasare sempre più la cappa padana, favorendo la circolazione del virus e indebolendo i nostri polmoni.

Non siamo stati capaci di aumentare i mezzi pubblici, così come non siamo stati capaci di allontanare il traffico di auto davanti alle scuole, che costringe pedoni e ciclisti (gli unici che non inquinano) a stringersi in spazi angusti.

Venerdì hanno trovato un bimbo positivo nella scuola di uno dei miei figli, ma il giorno dopo pedoni e ciclisti, genitori e bambini, davanti alla scuola, dovevano stringersi contro al muro per non farsi schiacciare dal via vai di auto. Il Comune non ha il coraggio di imporre alle auto di non passare davanti alla scuola (in pieno centro storico) e obbliga la gente in spazi angusti. Se tra di noi ci fosse stato un positivo, benché con mascherina, il rischio di contagio sarebbe stato alto per tutti. Che senso ha tutto questo? Che senso ha continuare così? Sommiamo allo spazio ristretto lo smog e l’aria fredda umida e nebbiosa e otteniamo un mix perfetto per la circolazione del virus.

Questa estate, in vista della scuola, si sarebbero dovuti obbligare i Comuni a creare strade scolastiche davanti a tutte le scuole (divieto di accesso e avvicinamento delle auto), investire in ciclabili e percorsi protetti in tutte le città piccole e grandi, permettere ai ragazzini delle scuole primarie di andare e tornare a scuola da soli, in modo da evitare inutili assembramenti (almeno per chi abita vicino) e inutile smog. Ma non è stato fatto. Il Cts di fronte alla seconda ondata, e al collasso dei mezzi pubblici, ha addirittura spinto per la riapertura di tutte le Ztl: auto a gogo, senza limiti, senza orari.

Questa estate si sarebbero dovuti fare i salti mortali per raddoppiare le linee di mezzi pubblici. Raddoppiare linee e personale, investire miliardi in più nel traporto pubblico, ma si è preferito regalarli tra gli altri a Fca, con prestiti e bonus auto.

L’Italia ha una densità di ferrovie e tram molto inferiore ai restanti paesi europei. Siamo sotto del 50% rispetto alla media europea per metropolitane e tramvie, e al 51% per le ferrovie suburbane (Pendolaria 2016). Vogliamo o no risanare questa enorme lacuna che stipa la gente nei mezzi pubblici o la dirotta nelle auto private?

Sarebbe stato importante iniziare la conversione di interi settori delle industrie automobilistiche per produrre più treni, bus, tram e sempre meno auto. Ma nulla, o poco è stato fatto. Il Covid non ci ha migliorato, complici politici poco lungimiranti, ha solo rafforzato la nostra dipendenza dall’auto.

Si vede anche dalla gestione paradossale dei tamponi. Immense file di drive in che intasano l’aria già abbastanza appestata delle città. In molte città, è quasi impossibile farsi un tampone se sei senza auto. I pedoni, i ciclisti, chi non ha la patente, chi non ha l’auto, da sempre in Italia, sono cittadini di serie B, con meno diritti e in tempo di Covid ancora di più.

E intanto soffochiamo di smog, il riscaldamento globale avanza impietoso e i ritmi frenetici ci fanno correre come schegge. Fermiamoci, e cambiamo rotta.

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