La seconda ondata dell’epidemia è arrivata anche in Italia, con qualche giorno di ritardo rispetto ai paesi confinanti. Per ora all’aumento esponenziale dei contagi non ha ancora fatto seguito un aumento altrettanto marcato dei decessi, ma il rischio è ovviamente presente.

Tra le cose che abbiamo imparato su questa malattia c’è il grande effetto dell’età del malato sulla letalità, che dissocia il numero di contagi dal numero dei decessi: un numero di contagi anche grande ma che interessi prevalentemente i giovani causa una mortalità molto più bassa di un numero di contagi anche minore ma che colpisca in maggiore misura gli anziani; questa era la logica dietro le affermazioni di Matteo Bassetti e di Alberto Zangrillo sul virus “clinicamente morto”. Ovviamente quelle affermazioni erano valide nel momento in cui venivano fatte e possono non esserlo più se cambiano l’età media dei contagiati e la carica virale del contagio.

Con la seconda ondata ricominciano i decreti e le misure di contenimento e su queste è opportuno cercare di fare chiarezza. Mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani sono misure che riducono la probabilità di contagio, ma non la azzerano. Possono essere molto utili per ridurre il sovraccarico sulle strutture sanitarie rallentando i contagi, ma non possono da sole far finire l’epidemia e neppure interromperla.

Il lockdown può bloccare l’epidemia ma questa, come abbiamo visto in tutto il mondo o quasi, riprende quando il lockdown viene interrotto. Anche il tracciamento selettivo dei contagi con l’isolamento e la sorveglianza dei contatti, nel caso di una malattia che risulta contagiosa negli asintomatici e nei pazienti pre-sintomatici, ha una efficacia soltanto parziale.

Poiché l’efficacia di tutte queste misure è incompleta, è atteso e previsto che quando sono messe in atto l’epidemia continui, seppure ad un ritmo più lento. E’ totalmente inutile maledire, inseguire e multare i runner o quelli che portano a spasso il cane: probabilmente il livello di contagi osservato è più o meno quello che corrisponde alle misure in atto.

Perché le misure di contenimento non bloccano totalmente la trasmissione del virus? Ci sono essenzialmente due ragioni. La prima è la più banale: ogni misura ha l’effetto di abbassare il rischio di contagio, ma non può azzerarlo: ad esempio le mascherine, a seconda del tipo filtrano tra il 90 e il 95% delle goccioline di saliva che possono contenere il virus; ma non il 100%.

La seconda ragione è che le misure di contenimento non possono sempre essere applicate nella modalità ottimale: l’efficacia filtrante della mascherina diminuisce quando questa si inumidisce col nostro respiro, il distanziamento sociale non è applicabile sui mezzi pubblici, e deve necessariamente essere disatteso dalla mamma che abbraccia il suo bambino quando lo va a prendere a scuola o dai fidanzati che si baciano. Ovviamente nessuno pensa che sia ragionevole vietare o inibire questi comportamenti che rappresentano l’essenza stessa della socialità umana.

Misure più energiche, come con il lockdown parziale o totale (a costi economici e sociali altissimi) possono ridurre il tasso di riproduzione dell’epidemia (il famoso indice R) al di sotto di uno e progressivamente portare all’apparente scomparsa dei casi clinici.

Anche in questo caso però l’epidemia è stata soltanto sospesa, perché il virus ha modo di nascondersi alle nostre indagini e di rimanere in attesa del rilascio del lockdown per riprendere l’epidemia: questo accade perché alcuni pazienti sono asintomatici e contagiosi ma non diagnosticati e perché alcuni pazienti guariti o in via di guarigione possono ospitare abbastanza a lungo il virus nelle vie respiratorie (cosiddetto long covid).

In conclusione, gli strumenti di contenimento vanno usati perché diminuiscono i contagi, ma bisogna evitare l’isteria collettiva che ci fa cadere nella ricerca degli untori e avvelena il clima sociale. E’ molto importante proteggere il più possibile gli anziani e i soggetti a rischio, ed è necessario essere consapevoli che l’unica causa della fine delle epidemie è l’immunizzazione della popolazione che si ottiene o con la malattia o col vaccino, in attesa del quale l’epidemia segue il suo corso, che noi possiamo cercare di controllare ma non possiamo fermare.

Del resto tutto questo è noto da secoli, e le simulazioni del decorso dell’epidemia fatte a marzo dall’Imperial College di Londra lo prevedevano esattamente.

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