Per secoli la composizione musicale è stata appannaggio dei maschi. Ci sono state, è vero, donne autrici di musiche di gran pregio, ma erano confinate in una dimensione domestica, “protetta”. Oggi, per fortuna, non è più così: le compositrici – e ce ne sono ormai tante – si misurano con il pubblico dei teatri e delle sale da concerto, e sono pienamente coinvolte nell’ingranaggio del sistema di produzione musicale, con tutti i rischi e i benefici che ne conseguono.

È uscito da non molto un bel Cd, Fairy Tales, che presenta una scelta di musiche per pianoforte collegate all’infanzia. Vi si ascoltano le Kinderszenen op. 15 di Robert Schumann, il Children’s Corner di ClaudeDebussy, e la Kinderliana di Maria Gabriella Mariani (Da Vinci Classics, C00162). Questa poliedrica artista coniuga la valentia della compositrice al talento pianistico e letterario, senza disdegnare l’improvvisazione.

Allieva di Vincenzo Vitale e poi di Aldo Ciccolini, Mariani si è diplomata in Musica da camera a Fiesole con il mitico Trio di Trieste e con la pianista Maureen Jones. Ha ottenuto cinque Global Awards negli Stati Uniti e ha un intenso carnet concertistico da solista e in formazioni cameristiche. Gli undici brani della Kinderliana sono collegati a un suo libro di fiabe, I racconti di Dora e Lucia (2018). “Il mondo dell’infanzia”, dice Mariani nel booklet che accompagna il Cd, è “come un rifugio, o anche un traguardo”. La musica fa convivere sogno, realtà, fantasia, illusione, tenerezza, dramma.

Ogni racconto del libro dà vita a un brano musicale: come su un palcoscenico sfilano vari personaggi, maschere alla maniera del Carnaval di Schumann, che con i suoni raccontano la loro vita e i loro sentimenti. La creatività dell’autrice muove da un impulso immaginativo, una visione, un ricordo, un desiderio, un’atmosfera, tradotti poi in musica grazie a un elemento tecnico specifico.

Valga l’esempio d’uno dei brani più suggestivi, La rosa macchiata. Un ragazzo, Paolo, salva Delia, insieme ritrovano una rosa bianca e la natura può rifiorire in virtù della loro amicizia. I vari piani temporali del racconto – prima, ora, dopo – sono sonoramente concretati in un’idea tematica che si presenta in quattro tonalità diverse: ne scaturisce il senso del distanziamento, dell’avvicinarsi, dell’incontro. Così la musica struttura la temporalità, ma tratteggia anche le nuances psicologiche ad essa connesse.

In Girotondo è invece la severa e dotta tecnica del canone e del contrappunto, indi una berceuse, a dare l’immagine della comunicazione instaurata da gruppi di ragazzi di qua e di là dal fiume. Il trenino cappuccino, un convoglio magico che porta la protagonista Dania ai confini dello spazio e del tempo, si affida a turbinose doppie terze, croce e delizia di tanti pianisti: esse accelerano via via, fin quasi a smarrire i contorni in un ritmo vorticoso che sembra trascendere l’esperienza quotidiana. La bambola animata ha forma bipartita. La prima parte rappresenta la bambola e ha un passo più cadenzato; la seconda invece, melodiosa, evoca l’incantesimo, la magia che animerà la bambola abbandonata in soffitta.

Sia le fiabe da leggere, sia Kinderliana non si rivolgono direttamente ai bambini. Sono anche e soprattutto indirizzate agli adulti che abbiano recuperato “lo sguardo innocente di un bambino”. Che la compositrice nel suo Cd abbia accostato Kinderliana a capolavori di Schumann e Debussy è un chiaro riferimento alla tradizione illustre che alimenta la sua invenzione; ma sottolinea anche il potere incantatorio di un’arte, la musica, che oggi come ieri suscita immagini, maschere, emblemi: in esse, ciascuno di noi, a seconda dei momenti e delle occasioni, si rispecchia e ritrova un pezzo della propria dimensione psichica. Kinderliana è l’invito a uno scavo interiore, a sondare l’ineffabile che dimora in noi, custodito in fondo all’anima, inespresso perfino a noi stessi.

Due parole ancora su una composizione di grande impegno, non inclusa in questo Cd, a prima vista distante dal mondo incantato delle Fairy Tales, ma in realtà non priva di punti di contatto. Il titolo è Ologramma (2014, la partitura è stata pubblicata da Da Vinci Classics nel 2017).

Anche qui il semplice tema iniziale, in uno schietto Do maggiore, è quasi un personaggio: compare in scena discreto, ma innesca poi un seguito di 17 variazioni; sono tanti personaggi diversi che man mano si abbandonano a un virtuosismo quasi sfrenato, mentre il pianoforte assume una fisionomia pressoché orchestrale. In altri momenti, invece, tutto si placa: l’ambiente si fa arcano, in un mormorio rarefatto.

Quanto al Finale, vi si può eseguire la musica già composta, oppure inventarsi una variazione conclusiva a modo proprio che suggelli il pezzo, senza tradirne l’impianto. Le “variazioni” sono dunque intese dalla Mariani come arte controllata, manifestazione di una “Improvvisazione” alta e sapiente.

Articolo Precedente

Lo streaming è il presente e il futuro della musica. Con buona pace di chi urla allo scandalo

next
Articolo Successivo

Codicetto Rosso

next