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Coprifuoco, ecco cos’è e perché usiamo questa parola a sproposito

Probabile che senza la pandemia di coronavirus il termine “coprifuoco” se lo sarebbero dimenticati in tanti. Un divieto senza appello, imposto dai governanti, che ha origini nell’alto Medioevo e che è stato utilizzato, almeno nelle nazioni occidentali più di recente, nei periodi di guerra

di Davide Turrini

Meglio evitare “incendi” notturni e, appunto, coprire il fuoco. Probabile che senza la pandemia di coronavirus il termine “coprifuoco” se lo sarebbero dimenticati in tanti. Un divieto senza appello, imposto dai governanti, che ha origini nell’alto Medioevo e che è stato utilizzato, almeno nelle nazioni occidentali più di recente, nei periodi di guerra. Il primo a parlare di coprifuoco utilizzando la versione in lingua inglese – “curfew” – fu Guglielmo il Conquistatore nel 1068. Il re inglese, di origine normanna, fresco vincitore della battaglia di Hastings, impose lo spegnimento di tutti i fuochi nelle città inglesi al rintocco delle campane delle otto di sera. Il motivo ufficiale fu quello di prevenire ogni tipo d’incendio durante le ore prive di luce naturale, dal momento che all’epoca le case erano costruite utilizzando molto legname e che l’unico mezzo per illuminare la quotidianità della popolazione fosse il fuoco.

Allo stesso tempo, l’impossibilità di vedere nel buio della notte a fuocherelli spenti permetteva a qualunque autorità di controllare con maggiore facilità gli sparuti individui che si sarebbero potuti incontrare in strade o piazze. È probabile che proprio da questo significato originario del termine coprifuoco ne sia derivata un’interpretazione parziale riproposta come drastica misura da “tutti in casa” anche in epoca recente quando l’illuminazione per le strade è divenuta elettrica e quindi permanente anche durante le ore notturne. In Gran Bretagna si è dovuto attendere il 1918 per tornare a parlare di coprifuoco. Esattamente il 2 aprile di quell’anno il Board of Trade fece introdurre dal Parlamento la chiusura di ristoranti, locali da ballo e intrattenimento alle 21e30 per risparmiare gas ed elettricità in tempi grami da prima guerra mondiale. In Francia proprio grazie al coprifuoco imposto dalle truppe di occupazione nazista, dalle otto di sera alle sei di mattina, a partire dal 14 giugno del 1940, nacque un modo di dire piuttosto buffo. Quando un francese dice ad un altro di “se faire appeler Arthur” (farsi chiamare Arturo) significa qualcosa come “farsi riprendere” o “farsi tirare le orecchie” da qualcuno per aver compiuto qualcosa di sbagliato. L’espressione ha origini proprio nei primi giorni del coprifuoco di quei giorni, quando i nazisti urlavano a chi trovavano in strada dopo l’ora del coprifuoco “acht hur” ovvero “sono le otto in punto”, espressione che molti francesi tradussero attraverso una naturale allitterazione con “Arthur”. Sempre in Francia gli esempi di coprifuoco più recenti pre-Covid non sono mancati.

Il 5 ottobre 1961 il prefetto di Parigi, Maurice Papon (già principale collaborazionista durante la Repubblica di Vichy ndr), per contrastare attentati e insurrezioni in piena guerra d’Algeria, istituì il coprifuoco nella capitale francese dalle 20 imponendolo soltanto ai musulmani algerini. Un altro utilizzo del coprifuoco avvenne in diversi sobborghi francesi nel 2005 dopo la morte di due ragazzini in fuga da un controllo delle forze dell’ordine. In questo caso la legge venne approvata ad hoc in diversi paesi delle periferie per i minori di 17 anni a cui venne vietato di uscire di casa da soli dalle 2 alle 6 del mattino se non accompagnati dai genitori. “Coprifuoco” che, ad esempio, in Islanda, è diventato “legge di protezione sui minori” fin dal 2002 con l’obbligo di non uscire di casa da soli ai bambini con meno di 12 anni dalle 20 alle sei del mattino, e dalle 22 alle 6 per i minori con età compresa tra i 12 e i 17 anni. Negli Stati Uniti l’utilizzo del coprifuoco è abbastanza consueto, ed è spesso legato sia al seguito di tragici eventi naturali (uragani) o a disordini pubblici nati spesso per questioni legate ai diritti civili, non ultimo il coprifuoco imposto dalle autorità in molte città del paese, tra cui Washington e Los Angeles nel 2020 dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte di alcuni poliziotti. Infine, in Italia, l’utilizzo della pratica giuridica del coprifuoco, prima dell’uso che scatterà in Lombardia tra poche ore, risale alla seconda guerra mondiale quando alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1945, seguì il primo governo Badoglio che impose il coprifuoco dalle 21 alle 5 in tutto il paese.

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