L’Italia affronta una “difficile risalita dopo il crollo”, indica il Centro studi di Confindustria (Csc) che, con una “lieve revisione al ribasso”, stima un calo del Pil italiano del 10% nel 2020 ed un recupero parziale del 4,8% nel 2021. Si tratta di previsioni peggiori rispetto a quello del governo che indicano per il prossimo anno una caduta del 9%. Se la previsione del CSC dovesse rivelarsi corretta l’economia italiana farebbe un balzo all’indietro di 23 anni. La produzione risente di un impatto della crisi Covid “leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa”. Gli economisti di via dell’Astronomia, aggiornando le sue previsioni economiche, sottolineano quindi che “per l’Italia l’utilizzo degli strumenti europei costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire la china. Altrimenti – avvertono – l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico“.

Parole che il ministro dell’economia Roberto Gualtieri definisce “molto in sintonia con l’impostazione che abbiamo dato alla Nadef (il documento con cui si aggiornano i numeri della finanza pubblica, ndr) e che intendiamo dare al Recovery Plan”. Il titolare del Mef però difende le stime del governo sul Pil: “Il terzo trimestre sarà molto buono e anche questo -9% che stimiamo è uno scenario che potrebbe essere perfino rivisto al meglio se il quarto trimestre sarà anche di moderata crescita”.

650mila posti di lavoro a rischio in due anni – Il rapporto di previsione sull’economia italiana del Centro studi di Confindustria stima che “il numero degli occupati registrerà un -1,8% nella media del 2020 ( ossia 410mila persone occupate in meno)”: una emorragia che non si arresterà nel 2021 quando, “con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero degli occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone)”. Il “ricorso importante a strumenti come la Cig” sta ammortizzando un impatto dell’emergenza Covid pari nel 2020 a 2,45 milioni di Ula (-10,2%)”, il dato statistico che indica il numero di unità equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno. Nel 2021, prevedono gli economisti di via dell’Astronomia, la domanda di lavoro tornerà a salire ma meno del Pil (+4% le ‘Ula’), quindi non abbastanza per arrestare il calo di occupati.

“Il rapporto deficit/Pil è previsto quest’anno in netto aumento al 10,8% del PIL (dall’1,6% del 2019) a causa della profonda flessione del Pil e degli interventi adottati dal governo per contrastare la crisi”. Secondo il Csc gli interventi messi in campo ” valgono 100 miliardi di euro (6,1 punti di Pil) in termini di deficit e si ipotizza che vengano in larga parte erogati (il 93-95%) entro la fine dell’anno (finora ne sono stati utilizzati 76,8 miliardi)”. Nel 2021, prevedono ancora gli economisti di via dell’Astronomia, il rapport deficit/Pil scenderà al 5,8% per effetto del parziale rimbalzo del Pil e il venire meno di gran parte delle misure anti-crisi adottate”. Invece, “il rapporto debito pubblico/Pil toccherà il 158,7% quest’anno e il 156,5% nel 2021, con un balzo di oltre 24 punti dal 134,6% del 2019″. Le stime del 2021 non incorporano però gli effetti della manovra e dell’impatto di risorse Ue come il Recovery Fund.

Gli strumenti Ue per contrastare l’impatto economico dell’emergenza Covid, Sure, Mes e Next Generation Ue, offrono “una opportunità unica per programmare un futuro in cui la dinamica del Pil sia più elevata”. Per risollevare l’economia italiana italiana dopo decenni di bassa crescita “serve un cambio di paradigma“, si legge ancora nel rapporto di previsioni. Nei 30 anni tra 1991 e 2021 il Pil italiano infatti ha accumulato una distanza di 29 punti percentuali dalla Germania, 37 dalla Francia, 54 dalla Spagna. Con la crisi Covid l’Italia ha avuto una contrazione in termini di Pil che porta il Paese indietro di 23 anni. “Una vera e propria tempesta perfetta, causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta che ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana”, scrive il Csc. “La fine del lockdown ha determinato la risalita della domanda, che in vari settori si era azzerata, rilanciando l’attività nell’industria. Ciò ha portato a un rimbalzo del Pil nel terzo trimestre 2020, nonostante il recupero lento nei servizi, gravati dal crollo dei flussi turistici”. Ma oggi, secondo l’analisi del Centro studi di Confindustria, “l’aumento recente dei nuovi contagi è fonte di incertezza e spiega la debolezza attesa per l’economia nel quarto trimestre”.

Fino ad oggi sono stati effettivamente utilizzati circa 76,8 miliardi dei 100 messi in campo dal governo per riequilibrare l’impatto devastante sull’economia del coronavirus: all’appello mancano dunque ancora 23 miliardi rispetto a quanto indicato nei documenti di accompagnamento dei decreti. Una differenza, si legge, “riconducibile alla prudenza con cui ha correttamente operato il governo nelle quantificazioni”, dicono gli economisti di viale dell’Astronomia che però non escludono anche il fattore burocratico. “Non è da escludere anche la farraginosità dei provvedimenti adottati e le difficoltà di implementazione che possono incidere sull’effettiva erogazione delle risorse”, dice il Csc. Complessivamente comunque, calcola Confindustria, gli interventi decisi dal governo prevedono l’adozione di 208 decreti attuativi ma di questi ad oggi ne sono stati adottati soltanto 64.

L’intervento di Carlo Bonomi Con il pesante impatto dell’emergenza covid sul Pil 2020, ed un debito pubblico che “necessariamente” sale, c’è “una produzione industriale che fortunatamente rimbalza, ed è motivo di orgoglio per noi”, dimostra che l’industria è “un asset importante del Paese, è il locomotore del treno Italia”, ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi nel suo intervento durante la presentazione del Rapporto. Il leader degli industriali ha iniziato il suo intervento citando papa Giovanni Paolo secondo: “Il futuro inizia oggi, non domani”. Si domanda quindi: “Dove siamo?” “Siamo, siamo ad un Pil -10%”, in un Paese che già non stava andando bene: eravamo già 3 punti di pil in meno del 2009. Un Paese che stava già soffrendo, che subisce un colpo tremendo”. Ed siamo ad “un debito pubblico che necessariamente sale”. E con “una produzione industriale che fortunatamente rimbalza, ed è motivo di orgoglio”. Oggi, per gli industriali, è necessario applicare una “equazione semplice: si investe, il Pil cresce”. Ma, avverte, “sugli investimenti incidono due elementi: fiducia e metodo”.

Le risorse di Next Generation Eu, continua Bonomi, devono “servire a cambiare il Paese. Le risorse ci sono. Il problema è vedere se riusciamo a cambiare i nodi che ci hanno sempre frenato Questa è la vera sfida, vedere se riusciamo a cambiare questo”. “Oltre ai soldi, noi ne siamo convinti, ci vogliono una serie di riforme strutturali”. Serve tempo “Se c’è la volontà politica si fanno”.
Delle stime della Nadef Bonomi sottolinea quindi le previsioni i di spesa pubblica per le pensioni e la scuola, sottolineando come per la scuola siano basse e in calo: “Sono questi i numeri da cambiare”, avverte. E bisogna guardare avanti: “Abbiamo tutti una responsabilità storia, noi per primi. Dobbiamo anteporre l’interesse dei nostri figli ma pensare anche ai nostri nipoti”.

“Rapporto condivisibile ma il dato del Pil sarà migliore” – Il Rapporto del Csc è “solido e condivisibile sia nella parte analitica abbastanza vicina a quella del governo sia per la parte di raccomandazione e di policy, molto in sintonia con l’impostazione che abbiamo dato alla Nadef e che intendiamo dare al Recovery Plan, partendo proprio dal titolo, la necessità di un cambio di paradigma, perché il problema dell’Italia non è solo fare arrivare la seconda parte della V il più alto possibile ma affrontare i problemi strutturali su andamento del Pil, produttività e occupazione”, commenta il ministro Gualtieri. Per le stime tra Nadef e Csc “si parte dal comune riconoscimento del fatto che c’è stata una reazione molto vigorosa della manifattura ma non solo, quindi il rimbalzo c’è, c’è stato è superiore alle previsioni: il terzo trimestre sarà molto buono e anche questo -9% che stimiamo è uno scenario che potrebbe essere perfino rivisto al meglio se il quarto trimestre sarà anche di moderata crescita”, dice il ministro dell’Economia.

Con la Nadef si delinea un percorso “sostenibile” di riduzione del debito e “per la prima volta credibile questa traiettoria di discesa del debito non è basata sull’annuncio delegato al governo successivo di ipotetiche gigantesche manovre di consolidamento fiscale affidate a clausole di salvaguardia da decine di miliardi”, sottolinea ancora Gualtieri. Il governo ha “intenzione di potenziare il nuovo programma” per incentivare gli investimenti privati, che si chiamerà “Transizione 4.0, le ambizioni sono molte, vedremo i dettagli, ma ci sarà un forte potenziamento, con l’iperammortamento, con interventi molto importanti a sostegno dell’innovazione delle imprese”. Impresa 4.0 “ha funzionato e sarà sicuramente una componente importante del nostro piano che noi auspichiamo, e chiediamo il vostro aiuto, produca un aumento di investimenti addizionali”, conclude il ministro.

Nella Nadef “ci siamo posti il problema del debito” e “c’è un percorso di riduzione significativo e sostenibile. Riportarlo ai valori pre Covid alla fine del decennio è credibile“, prosegue Gualtieri. “La nostra traiettoria di discesa del debito non è basata sull’annuncio, delegato al governo successivo, di ipoteche giganti di grandi manovre di consolidamento fiscale affidato a clausole di salvaguardia da decine di miliardi”, ribadisce il ministro. “Noi delineiamo per la prima volta un quadro la traiettoria di riduzione del debito non si basa su questo, di un annuncio delegato ad altri, ma su una credibilissima e sostenibilissima traiettoria di finanza pubblica che riconsegna ai governi lo spazio per fare scelte di politica economica, che possono variare nel decidere se si vuole fare di più di riforma fiscale o più di investimenti, ma che comunque offre le risorse per fare una o l’altra scelta o una combinazione delle due”, dice ancora Gualtieri. “Esiste per cui uno spazio per la riforma fiscale, esiste uno spazio per l’aumento strutturale degli investimenti pubblici e naturalmente c’è una stima dell’aumento del tasso di crescita che – sottolinea il ministro – anche con l’effetto di retroazione renda sostenibile e credibile questo percorso di riduzione del debito”.

“Abbiamo realizzato interventi sulle causali che erano necessari e che spero di poter prolungare nel nuovo quadro“, aggiunge Gualtieri alla presentazione del nuovo rapporto di previsione parlando delle misure per proteggere il lavoro durante l’emergenza Coronavirus. “Abbiamo fatto bene, nei limiti del possibile, e abbiamo tutelato l’occupazione nei momenti più difficili della crisi”.

Moratoria su plastic e sugar tax – – Il presidente di Confindustria Bonomi ha chiesto uno stop alla tassa sulla plastica e sull’uso dello zucchero in alimenti e bevande. “Una moratoria al primo di luglio sarebbe necessaria. Questo ci chiedono gli imprenditori”, ha detto Bonomi. Ipotesi non del tutto esclusa dal ministro Gualtieri che ha commentato “rifletteremo, rifletteremo come abbiamo sempre fatto sulle osservazioni che ci arrivano”

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