Aprendo il sito di Google nella giornata di oggi, sopra la barra di ricerca si vedrà un’opera dedicata a Anton Wilhelm Amo: un “Doodle” che il motore di ricerca ha voluto dedicare ad Amo, per ricordare la figura del filosofo e scrittore ghanese. Lo studioso di origini africane nacque in Ghana nel 1703. A solamente 4 anni venne portato in Germania dalla Compagnia olandese delle Indie occidentali. In Europa, Amo ebbe la possibilità di iscriversi all’università, per poi diventare docente nelle prestigiose università tedesche di Halle e Jena. È rimasto alla storia per essere stato la prima persona africana ad aver frequentato un’università europea.

Amo faceva parte degli Nzema, una tribù autoctona Akan. Secondo alcuni racconti, era stato preso come schiavo, secondo altri, invece, fu stato inviato ad Amsterdam su interessamento di un predicatore che operava nel territorio del Ghana. Dopo essere stato condotto in Europa, Amo venne donato ai duchi August Wilhelm e Ludwig Rudolf von Wolfenbüttel, che lo accolsero e lo trattarono proprio come un membro della loro famiglia. I duchi lo fecero studiare alla Wolfenbüttel Ritter-Akademie (1717–21) e poi all’Università di Helmstedt (1721–27). Si spostò in seguito all’Università di Halle dove ebbe modo di studiare Giurisprudenza. Concluse il percorso universitario con una tesi di laurea magistrale intitolata “Dissertatio Inauguralis De Iure Maurorum”, con cui affrontava le leggi dei Mori in Europa. La sintesi della tesi è ancora conservata negli annali dell’Ateneo. Nel 1734 consegue con il dottorato in filosofia a Wittenberg con una tesi con cui si posizionava in modo contrario al dualismo cartesiano.

Nel 1736 divenne professore universitario dell’Università di Halle dove pubblicò un “Trattato sull’arte della filosofia sobria ed accurata”, nel quale sviluppò un’epistemologia empirica molto vicina seppur distinta da quella dei filosofi John Locke e David Hume. Nel 1740 Amo ottenne una cattedra di filosofia all’Università di Jena. Dopo la morte del duca, Amo divenne oggetto di una campagna denigratoria da parte dei suoi avversari. Decise a quel punto di fare ritorno nella sua terra d’origine. Salpò a bordo di una nave della Compagnia olandese delle Indie occidentali diretto verso il Ghana, dove giunse nel 1747. Secondo alcune fonti, morì a Chama, nel 1759.

Nell’agosto del 2020, a seguito delle proteste per Black Lives Matter, gli è stata dedicata una via nel distretto di Mitte, a Berlino. Sostituirà la dicitura “Mohrenstraße” (“Strada dei Mori”), che era stata all’origine di proteste cittadine da parte di chi riconosceva un’accezione razzista in quella intitolazione. Diana Ejaita, l’artista che ha creato il “Doodle” di oggi, ha voluto celebrare Anton Wilhelm Amo, poiché il 10 ottobre ricorre proprio la data in cui Amo ricevette il dottorato in filosofia all’università tedesca di Wittenberg.

Articolo Precedente

Il Ritratto allegorico di Dante del Bronzino torna visitabile per i 700 anni dalla morte del poeta, a Firenze la mostra esclusiva (dal titolo profetico)

next
Articolo Successivo

M. L’uomo della provvidenza di Antonio Scurati, romanzo pulp digestivo-evacuatorio su Mussolini da cui però non ci si stacca mai

next