Correva l’anno 2015 quando, in un articolo pubblicato sulle pagine del Fatto Quotidiano, denunciavo l’ennesimo dei primati negativi calabresi: la Calabria, allora come ora, si confermava essere l’unica regione d’Italia a non avere una Ico, un’orchestra stabile o, come da acronimo, Istituzione Concertistico-Orchestrale.

L’articolo che denunciava una simile mancanza, alquanto grave specie se associata alla più totale assenza di qualsivoglia Fondazione Lirico Sinfonica territoriale – fatto salvo un rilancio da parte della Slc Cgil regionale – non riuscì a solleticare l’interesse della politica calabrese, all’epoca guidata dall’ex governatore Mario Oliverio: politico al quale, qualche anno più tardi, il sottoscritto ebbe modo, in luogo della sua ricandidatura per le regionali del 2019, di indirizzare una lettera aperta. Diverse le criticità, oltre quelle già precedentemente denunciate, che si sollevavano nel corso di quella missiva, un insieme di gravissimi ritardi artistici che consegnavano alla Calabria una vera e propria patente di disastrosa desertificazione culturale.

Nel frattempo però è cresciuta sul territorio calabrese una realtà musicale come l’Orchestra Filarmonica della Calabria, compagine diretta dal Maestro Filippo Arlia con un invidiabile curriculum di concerti in tutta Europa, Cina e Africa settentrionale: recentemente reduce da una prestigiosa incisione con l’etichetta Sony Classica (due i capolavori di Stravinsky registrati, La sagra della primavera e L’uccello di fuoco), la filarmonica calabrese, propaggine sonora del Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese, è l’orchestra residente del Teatro Politeama di Catanzaro, nonché la protagonista assoluta del Politecnico delle Arti della Calabria di prossima apertura nel capoluogo calabrese.

Attento dunque agli sviluppi musicali del territorio calabro e forte del motto “chi la dura la vince”, ho tentato, dopo il cambio di giunta regionale del mese di marzo scorso, di andare nuovamente a bussare alle porte della politica calabrese per porgere le medesime domande precedentemente inevase. “La volontà politica c’è – ha affermato la governatrice Jole Santelli – e quello che mi auguro di fare è di dotare la Calabria di una sua orchestra stabile”.

A intervenire nel merito è stato poi l’assessore alla cultura e vicepresidente di regione Nino Spirlì che, dopo aver incontrato il Maestro Arlia per un’analisi preliminare delle possibili procedure da adottare, ha voluto confermare l’indirizzo governativo: “La probabilità che l’Orchestra Filarmonica della Calabria diventi la nostra prima Ico, e che dunque la Calabria abbia finalmente un’orchestra stabile, è altissima: nel rispetto dei tempi amministrativi necessari possiamo far nascere un’istituzione che sia potente come una piramide egizia e non invece un gigante dai piedi di argilla”.

Uomo di teatro, autore televisivo e persona insofferente a bizantinismi retorici e dialettici di ogni genere, Spirlì ha affermato la necessità che “(…) la Calabria rinvigorisca la cultura, l’arte e anche il senso artistico dei calabresi, perché ce l’hanno sempre avuto ma l’hanno dimenticato in anni in cui si è perso più tempo a celebrare sagre e festicciole di paese, spacciate per eventi culturali, al posto di organizzare e dare vita a veri e propri eventi artistici”.

Che sia la volta buona per la Calabria? Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo la politica, ma la maggiore apertura rispetto al passato, i propositi raccolti e, non ultima, la disponibilità di una realtà orchestrale pronta a compiere l’agognato salto di qualità istituzionale sono già a ogni buon conto un importante passo in avanti per l’unica regione d’Italia attualmente ancora senza Ico né enti lirico-sinfonici.

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