Era andata in una discoteca di Sovigliana, in provincia di Firenze, per trascorrere la serata con gli amici. Nel locale quella sera del 19 ottobre 2019 era in corso un evento celebrativo del Jaiss, luogo di culto della musica techno a livello italiano tra gli anni ’80 e ’90. Sul pavimento di quella discoteca Erika Lucchesi, 19 anni, è morta poche ore dopo, dopo aver assunto un mix fatale di alcol e droga. Oggi, quasi un anno dopo, la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per due persone accusate di spaccio e morte in conseguenza di altre reato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della ragazza.

I pm vogliono processare Matteo Nerbi, 21 anni, amico della giovane, che è accusato di averle ceduto almeno due pasticche di ecstasy. Ma anche Emir Achour, 28enne di nazionalità tunisina, senza fissa dimora, attualmente in carcere dopo essere stato arrestato lo scorso luglio con l’accusa di aver venduto alla 19enne almeno quattro pasticche di ectasy. Stralciata, invece, la posizione di Antonietta Abruzzese, 48 anni, legale rappresentante della Sovigliana Cooperativa che gestisce la discoteca dove è avvenuto il decesso della giovane livornese. L’udienza preliminare, davanti al gup del tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, è stata fissata per il 15 ottobre.

In base a quanto ricostruito nel corso delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Fabio Di Vizio, Erika Lucchesi era arrivata a Sovigliana da Livorno con alcuni amici la sera del 19 ottobre 2019 per partecipare a una serata di musica techno. Di quella comitiva faceva parte lo stesso Nerbi. Appena poche ore dopo, la ragazza morì dopo aver accusato un malore provocato, secondo l’autopsia, dall’assunzione della droga, acquistata proprio all’interno del locale. Erano le 4.10. Inutili i soccorsi. Durante gli accertamenti dei carabinieri, furono gli stessi amici della 19enne a raccontare dell’acquisto di ecstasy e fornirono indicazioni sullo spacciatore tunisino, noto sulla piazza livornese e alle forze dell’ordine con altri due alias.

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