Dopo l’esito assolutamente positivo del referendum sul taglio dei parlamentari proposto dal Movimento 5 Stelle, accettato dalla gran parte degli altri partiti e approvato a valanga dagli elettori, il 5 Stelle dovrebbe avere come unica preoccupazione quella di smaltire in fretta la sbornia del risultato e ripartire in quarta per attuare, insieme agli alleati del Pd, una strategia politica che sia popolare senza essere populista e che consenta di fare un buon lavoro nei circa due anni a disposizione per completare la legislatura.

Invece già dai primi approcci post-voto si intravede solo una precisa volontà: quella di proseguire quella che fin dall’inizio è stata per il Movimento la strategia vincente, ovvero assoluto divieto di derogare dalle regole e dagli ideali che tutti gli iscritti hanno accettato. Regole e ideali che hanno consentito al Movimento in soli 8 anni di diventare partito di maggioranza relativa nel Parlamento italiano. Perché dunque dovrebbe cambiare qualcosa nel Movimento 5 Stelle?

Un perché ci sarebbe ed è che, nonostante l’ottimo lavoro legislativo fatto in questa legislatura dal M5S come partito di maggioranza (prima con la Lega e poi col Pd), il consenso degli elettori verso il Movimento si sta squagliando come neve al sole. Perché?

Non c’è una ragione unica, ce ne sono molte, e su alcune (per esempio sul piano organizzativo) essi sono già da tempo al lavoro, ma sebbene importante non è questo il problema principale. Forse è più importante il piano mediatico. Solo 5 anni fa ai “grillini” venivano persino proibite le apparizioni televisive non autorizzate dal vertice (cioè da Beppe Grillo) e io sono stato tra i primi a dare pubblicamente la sveglia che quella fobia era esagerata e controproducente. Adesso hanno rimediato all’esagerazione, ma non hanno ancora trovato l’equilibrio tra la presenza efficace e l’imitazione degli altri (che per loro è dannosa perché li fa diventare uguali agli altri, mentre loro hanno una mortale necessità di essere diversi).

E poi c’è la solita zavorra esclusivista del M5S che, pur poggiando sul creativismo geniale dei suoi due fondatori, imperniato nel sublime tentativo di avviare in germoglio quella che dovrebbe diventare la pianta della democrazia diretta in Italia, si scontra tuttavia nel quotidiano politichese che favorisce gli altri, specialmente nelle elezioni, quando loro perseguono di regola l’inutile ossessione del “correre da soli”.

Nonostante questa tornata elettorale regionale sia stata per i grillini un disastro, l’alleanza col Pd e il trionfo referendario (politicamente molto più importante) consentirebbero ai “grillini” di ripartire da una posizione politica non negativa. Invece è scoppiato al loro interno un “quarantotto” difficile da capire, perché il meccanismo politico del M5S è un monolite tuttora refrattario al dialogo con chiunque, persino al suo interno.

Circola così un grande nervosismo, specialmente tra quelli che temono non rientreranno tra due anni nel Parlamento per divieto esclusivo M5S o perché non troveranno posto, tanto che, proprio in questi giorni, è stato lo stesso Grillo a “sbottare” pubblicamente contro i suoi fedelissimi fino al punto di affermare che “non crede più nella democrazia rappresentativa”.

Caro Grillo, tu secondo me sei un grande intellettuale, e hai avuto lampi di genialità nell’intuire che unendo la tua superiorità culturale a quella informatica di Gianroberto Casaleggio potevate avviare insieme una “democrazia diretta”. La tua brillantezza comico/satirica e i tuoi successi di piazza, magicamente conclusi nel fatidico “Vaffa” di ogni raduno, ti hanno consentito di aprire davvero il Parlamento “come una scatoletta di tonno” per farci entrare (ovviamente eletti dal popolo) centinaia di tuoi osannanti alfieri.

Un vero capolavoro politico, ma da lì in poi hai commesso troppi errori. Dopo la strabiliante vittoria del 2018 hai concesso a Luigi Di Maio di prendere troppo potere dopo che era già capo politico. Ma appena un anno dopo, causa il ravvicinato sgambetto dei due Matteo, senza spiegare nulla (comprensibile al popolo) lo hai “decapitato” in occasione della nuova alleanza col Pd umiliandolo in modo assurdo. Lui ha retto abbastanza bene il colpo, ma la massa popolare che non segue quotidianamente la politica ha captato quell’intervento come una “degradazione”, che si associava fatalmente alla montagna di critiche sui 5 Stelle che circola liberamente nei media, pilotata dalle opposizioni. Tentando di aiutare in modo scoordinato Vito Crimi, gli altri leader del Movimento riuscivano solo a rendere più evidente la mancanza di coordinamento politico.

Nessuno si è accorto, nel Movimento, che la nuova organizzazione interna (che comprende anche quella esterna tramite Rousseau), sia pure con ampie diramazioni territoriali più o meno attive, costituisce di fatto una organizzazione chiusa in un cerchio riservato agli addetti? Tra i quali centinaia di parlamentari e amministratori locali. Di fatto una “casta” che si è resa inaccessibile non solo ai non iscritti, ma in gran parte anche agli iscritti non “titolati”.

Caro Grillo, ti sorprende che i semplici elettori scappino? E questa vorresti davvero chiamarla democrazia diretta?

Ho tentato in molti modi di contattare direttamente qualcuno via mail. Risponde Rousseau, cioè il computer, e spesso risponde male. Ho tentato un paio di volte persino con il normale servizio postale. Nessuna risposta (quando scrivo ai miei due senatori del Texas, mi rispondono sempre!). Sai cosa ti dico? La democrazia diretta non può essere attuabile oggi, e forse non lo sarà mai, a meno che… ma questo non te lo dico qui. Se vuoi saperlo devi farmi invitare a parlare agli Stati Generali del tuo Movimento.

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