Televisione

“Io vicino al M5s?”: Massimo Giletti risponde così. E sull’addio alla Rai: “Un dirigente mi disse: rischi la carriera. Invece eccomi qui”

"In questo tempo sono cambiato perché sei costretto a farlo uscendo da una tempesta" racconta il noto conduttore di Non è l'Arena a La Stampa

di F. Q.

“Quando lasciai la Rai era un salto nel buio”. Massimo Giletti torna a parlare del suo addio alla Rai in un’intervista a La Stampa. Un saluto a viale Mazzini che, spiega il conduttore, rischiava di fargli finire la carriera. “E invece eccomi qui”, racconta il conduttore, dopo aver stretto la mano tesa da Urbano Cairo, che lo ha portato a La7 con Non è l’Arena.

“In questo tempo sono cambiato perché sei costretto a farlo uscendo da una tempesta” racconta Giletti, per il quale l’addio alla Rai è stato come “un salto nel buio”. “Una persona importante dell’azienda mi disse che rischiavo di chiudere la carriera“, e invece si ritrova a essere uno dei giornalisti più quotati della televisione, con scoop di rilievo, come quello che ha portato alle dimissioni del presidente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini per lo scandalo delle scarcerazioni facili dei boss. Ora la passione per il suo mestiere lo ha portato a dover convivere con la scorta, dopo le minacce di morte di Cosa Nostra, ma lo spirito combattivo sembra essere ancora quello di sempre: “Venni mandato via dalla Rai perché considerato anti-casta e il parallelismo con il M5S era molto facile. Ma credo di avere dimostrato di non essere legato a nessuno. Abbiamo fatto dimettere il capo del Dap. Noi probabilmente non facciamo solo opinione, ma anche fatti”.

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