Quarantacinque anni di silenzio, prima di diventare una “preziosa testimonianza contro odio e violenza”, come oggi sottolinea Sergio Mattarella, che l’ha voluta senatrice a vita nel gennaio 2018. Liliana Segre compie 90 anni, gli ultimi trenta dei quali trascorsi a raccontare, spiegare, provare a sensibilizzare giovani e meno giovani sul dramma della Shoah, vissuto in prima persona, da bambina, quando venne caricata su un treno in partenza dal binario 21 della stazione Centrale di Milano direzione Auschwitz. Era il 30 gennaio 1944, iniziava la “seconda vita” di una bambina di 13 anni che nel campo di sterminio ha perso il padre Alberto, mai più rivisto.

La terza è stata quella vissuta fino agli Novanta, quando ha deciso di ‘schierarsi’ e mettere il suo corpo e la sua storia al servizio delle nuove generazioni, diventando una delle sopravvissute all’eccidio nazista più impegnate nell’opera di testimonianza. Fino alla decisione del presidente della Repubblica di nominarla senatrice a vita il 18 gennaio 2018. Da quel momento – celebrato con un lungo messaggio nel quale parlava della Memoria come “vaccino prezioso contro l’indifferenza” – Segre ha amplificato la portata del suo messaggio, finendo più volte nel mirino di haters sui social tanto da spingere le autorità ad assegnarle la scorta.

Rimasta vittima delle leggi razziali volute dal fascismo all’età di 8 anni, quando nel settembre del 1938 fu costretta ad abbandonare la scuola elementare, il 7 dicembre 1943, Segre cercò invano di fuggire in Svizzera, insieme al padre e a due cugini con l’aiuto di alcuni contrabbandieri. Venne tuttavia catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove, il giorno successivo, fu tratta in arresto e poi deportata ad Auschwitz.

Segre ha raccontato così il suo viaggio da Milano al campo di sterminio: “Caricati violentemente sui camion, traversammo la città deserta e, all’incrocio di via Carducci, vidi la mia casa di Corso Magenta 55 sfuggire alla mia vista all’angolo del telone: mai più. Mai più”. Arrivata ad Auschwitz, sul suo braccio venne tatuato il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel campo, venne impiegata nei lavori forzati in una fabbrica di munizioni. Costretta a sfilare nuda davanti alle SS per la selezione e alle “marce della morte“, è sopravvissuta alle più gravi umiliazioni.

All’epoca appena 14enne, riuscì a salvarsi e tornò a Milano nell’agosto 1945. Rimane una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati a Auschwitz. Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio si rese per la prima volta disponibile a partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata.

Oggi, nel giorno del suo 90esimo compleanno, tra i primi a telefonarle c’è stato proprio il capo dello Stato, che scelse come prima senatrice a vita nominata dal suo arrivo al Colle. Durante il colloquio, spiega il Quirinale, Mattarella l’ha ringraziata per la sua alta e preziosa testimonianza contro l’odio e la violenza, in difesa dei diritti di tutti e nel rifiuto di ogni discriminazione. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, l’ha invece ricordata come “una donna straordinaria”, la cui vita “è un’immensa testimonianza di memoria, coraggio e perseveranza, una luce capace di illuminare anche il sentiero più buio”.

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