Il consiglio di amministrazione di Atlantia ha deliberato la scissione di una quota fino all’88% del capitale di Autostrade per l’Italia, cioè l’intera partecipazione in pancia alla holding, che sarà trasferita in una nuova società battezzata Autostrade Concessioni e Costruzioni. La costituzione della società “è funzionale al progetto di scissione parziale e proporzionale e successiva quotazione in Borsa“. E prima tappa per l’uscita dei Benetton dalla concessionaria, prevista dall’accordo raggiunto con il governo il 14 luglio, e l’ingresso di Cassa depositi e prestiti. Ma, avverte il comunicato del gruppo, l’ipotesi di vendita diretta – al miglior offerente – dell’intera quota detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia resta in campo come alternativa alla scissione. Restano peraltro diversi nodi da sciogliere: il prezzo, l’accollo di una parte del debito e la manleva chiesta da Cdp che non intende rispondere di eventuali nuovi problemi sulla rete causati dall’insufficiente manutenzione del passato.

Reuters segnala che nella trattativa in corso con la Cdp restano ampie divergenze sulla valutazione da dare alla concessionaria che gestiva il ponte di Genova crollato nell’agosto 2018 provocando la morte di 43 persone. In caso di scissione, Cdp e gli investitori alleati ricapitalizzerebbero il veicolo attraverso un aumento di capitale riservato per arrivare al controllo della società. Poi verrebbe acquistato anche l’ulteriore 18%. Ma resta il nodo del prezzo: dalla valutazione che sarà data di Aspi dipende quanto incasseranno i Benetton per uscire. E se riusciranno a farlo portando a casa una plusvalenza. Si tratta di un punto cruciale dopo il lungo e durissimo tira e molla tra governo e azienda dopo la tragedia del Morandi.

D’altro canto il prezzo non può essere troppo penalizzante per gli azionisti di minoranza, tra cui Allianz e il fondo cinese Silk Road. Mercoledì il titolo Atlantia è salito del 16% su una notizia di Bloomberg secondo cui l’accordo era vicino e Autostrade sarebbe stata valutata dai due contendenti 11 miliardi di euro. Non è stato chiarito però se si tratti della valutazione pre o post aumento di capitale. Il prezzo peraltro dipende anche dal nuovo sistema tariffario. Il Piano economico finanziario – che prevede tra il resto 14 miliardi di investimenti in manutenzione fino al 2038 e 3,4 miliardi di stanziamenti subito disponibili – è stato già inviato da Aspi alla ministra delle Infrastrutture De Micheli. Poi andrà al vaglio di Authority dei trasporti e Corte dei Conti.

“Deve essere un’operazione di mercato“, si è limitato a dire il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, in audizione presso la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti parlando della trattativa. “Le negoziazioni da parte di Cdp sono state avviate il 16 luglio. Si tratta di negoziazioni di cui è necessario rispettare la massima confidenzialità e riservatezza dato che coinvolgono soggetti emittenti strumenti finanziari quotati“. L’obiettivo è “un regime concessorio più corretto e meno squilibrato”, per “un’infrastruttura efficiente, moderna e con prezzi corretti”.

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