Dopo la conclusione della relazione della Commissione ispettiva regionale sull’epidemia da citrobacter che ha portato alla morte di 4 bambini nell’ospedale di Verona, il ministero della Salute invierà i suoi ispettori all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento “per verificare quanto è accaduto”. Lo ha annunciato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto a ‘La vita in diretta’ su RaiUno.

Intanto, anche il direttore generale della Sanità del Veneto Domenico Mantoan chiede “verifiche” e “provvedimenti urgenti” al Commissario dell’Azienda ospedaliera di Verona, Francesco Cobello. “Si formula pressante invito ad effettuare tutte le verifiche necessarie ad individuare eventuali responsabilità dei collaboratori e ad assumere tutti i provvedimenti urgenti consentiti dall’ordinamento, anche in via cautelare”, si legge in una lettera inviata ieri, in cui si ricorda al commissario anche la sua facoltà di “assumere iniziative cautelari, quali la sospensione del rapporto contrattuale“.

Nella relazione, lunga 59 pagine, si parla di “sottostima” e di “riconoscimento tardivo del problema” da parte dei medici della Terapia Intensiva Neonatale. L’ospedale di Verona non ha informato le strutture regionali sanitarie e nemmeno quelle ministeriali delle infezioni da citrobacter, nonostante i numeri imponenti. Inoltre si solleva l’ipotesi che non siano state rispettate le norme di igiene per prevenire le infezioni e l’unità di crisi si sarebbe attivata con ritardo. Il batterio è stato trovato nei filtri rompigetto dei rubinetti d’acqua e nei biberon. Il primo caso di positività al citrobacter, secondo il rapporto, è stato segnalato il 10 gennaio di quest’anno “e nessuna comunicazione è stata inviata ad Azienda Zero”, l’organismo della Regione Veneto che coordina la sanità regionale. In totale, sono stati coinvolti 100 soggetti nel periodo dal 2015 al luglio scorso, di cui nove da gennaio 2015 fino a marzo 2017, e 91 da aprile 2017 a luglio 2020.

“Siamo di fronte a un’infezione batterica con uno dei più gravi batteri. Può accadere che ci siano delle infezioni temporanee, circoscritte, che si vadano a spegnere velocemente – ha commentato il governatore del Veneto, Luca Zaia – Ma questa è la storia di un’infezione che si è trascinata per mesi se non per anni. Molti di questi pazienti hanno perso la vita, altri hanno la qualità della vita pregiudicata”.

Ora l’ospedale è tornato operativo per i parti dalla 34/a settimana di gravidanza. A fine mese è prevista la riattivazione definitiva del punto nascite anche per i parti prematuri, con la ricollocazione della due Terapie intensive (neonatali e pediatrica), trasferite a giugno in un’altra palazzina del Polo Confortini. Dopo due mesi e mezzo di chiusura, oggi la prima nascita all’interno della struttura. “Quando si sono verificati i primi eventi abbiamo studiato la situazione e quella dell’acqua poteva essere una delle cause possibili. Questo germe si trasmette per acqua, per aria, attraverso le persone e con gli oggetti. L’acqua è stata immediatamente presa in considerazione”, ha spiegato Massimo Franchi, direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Verona. . “Le epidemie o i cluster sono così”, ha aggiunto. “Tutto questo ci ha angosciato e ci ha portato a vivere dei momenti molto brutti, certo non come chi ha subito questa vicenda delle infezioni in maniera ben differente e dolorosa”,

Articolo Precedente

Coronavirus, esorcismi in crisi. “Scacciamo il diavolo con guanti e mascherine”

next
Articolo Successivo

Coronavirus, nuovi focolai a Trento e Taranto: 24 positivi in un’azienda di macellazione carni e 20 casi in una residenza per anziani a Ginosa

next