È il vicepresidente Mike Pence il protagonista assoluto delle terza e penultima serata della convention repubblicana, mentre negli Stati Uniti il caso di Josep Blake innesca la reazione del mondo dello sport, con i giocatori dell’Nba che boicottano i play-off mentre calcio e baseball si fermano. Per Pence il messaggio chiave è uno: l’America ha bisogno dei altri quattro anni di Donald Trump. Intervenendo da Fort McHenry – la fortezza ora monumento nazionale da dove gli americani difesero nel 1814 il porto di Baltimora nella guerra contro gli inglesi -, il vicepresidente ha attaccato il candidato democratico alle presidenziali Joe Biden definendolo un “cavallo di Troia della sinistra radicale”. Al discorso di Pence, accompagnato dalla second lady Karen, hanno assistito anche Donald e Melania Trump, tutti accolti dagli applausi degli oltre cento spettatori presenti. Nessuno di loro indossava la mascherina o rispettava il distanziamento sociale contro la pandemia, nonostante il vicepresidente nel suo intervento avesse detto che la salute degli americani resterà al primo posto. E stasera è attesa una folla più grande al South Lawn della Casa Bianca per l’incoronazione del tycoon.

“Non sarete mai sicuri con uno come Biden“, l’affondo di Pence che, senza mai nominare l’afroamericano Jacob Blake ferito dalla polizia a Kenosha, rilancia il monito del presidente per ristabilire l’ordine nello stato del Wisconsin scosso dalle proteste antirazziste. Pence non tradisce le attese e, nell’accettare nuovamente la nomination a candidato vice, si conferma strenuo e fedele difensore della linea trumpiana, quella dell’America First e del ‘law and order’. “Le violenze devono finire”, afferma, e garantisce che “noi non toglieremo mai i fondi alla polizia”, facendo riferimento ai tagli proposti da una parte dei democratici (non da Joe Biden) dopo le proteste per la morte di George Floyd. Negli stessi istanti Joe Biden su Twitter loda invece i giocatori dell’Nba che si sono rifiutati di giocare in segno di solidarietà con le proteste antirazziste. Poco prima lo aveva fatto Barack Obama.

Alla fine dell’intervento il tycoon raggiunge Pence sul palco prima dell’esecuzione dell’inno nazionale ‘The Star-Spangled Banner‘, scritto dal poeta Francis Scott Key e ispirato proprio dalla battaglia contro gli inglesi a Fort McHenry. Insieme a loro la first lady Melania e la second lady Karen, che poco prima aveva reso omaggio ai militari eroi e alle loro mogli. Ad aprire la serata era stata la governatrice del South Dakota Kristi Noem, grande tifosa di Trump che gli aveva regalato anche un modellino del Mount Rushmore che lo includeva ai quattro presidenti del monumento. “I principi fondanti dell’America sono sotto attacco”, ha detto: “Ci sono voluti 244 anni per costruire il nostro grande Paese, ma ora rischiamo di perdere in poco tempo tutto se prenderemo la strada indicata dai democratici e dai loro sostenitori più radicali”.

Un leit motiv, questo, che finora ha dominato tutte le serate della convention: “Questo è un voto per scegliere tra la vera America e il socialismo“, ha ripetuto anche Lara Trump, moglie del terzogenito del presidente Eric Trump. Nella quarta e ultima serata, fra poche ore, grande attesa per il discorso di accettazione della nomination di Donald Trump ma anche per quello della sua probabile erede, la figlia Ivanka.

TRUMP POWER

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