Dichiarazione di voto e appello al Pd, che però continua ad essere spaccato. Il governatore dem dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini entra nel dibattito politico sul referendum per il taglio dei parlamentari con parole nette: “È da 30 anni che il centrosinistra propone di ridurre il numero” ha detto in un’intervista a Repubblica, dove ha annunciato che voterà sì alle urne del 20 e 21 settembre. Un appuntamento, ha aggiunto, a cui il Pd deve arrivare “con una linea chiara e condivisa” perché “sarebbe sbagliato andare in ordine sparso“. Presa di posizione, quella di Bonaccini, che arriva dopo le parole di Luigi Di Maio, che ieri ha sottolineato come il taglio dei parlamentari sia solo il primo passo di un percorso più ampio e oggi ha postato su Facebook ciò che disse nel 1984 Nilde Iotti proprio sul tema del numero eccessivo di deputati e senatori. Il presidente dell’Emilia Romagna, tra l’altro, non è l’unica voce importante all’interno del Partito Democratico a schierarsi apertamente per il sì al referendum: in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, anche l’ex segretario Maurizio Martina si è espresso nettamente a favore del taglio, sottolineando che il “taglio dei parlamentari è nel nostro dna”. Diametralmente opposto, invece, il pensiero di Matteo Orfini, ex presidente del Pd, secondo cui il sì è il “trionfo del populismo e l’umiliazione della politica“. Sintomo – l’ennesimo – del fatto che i dem sono ben lungi da avere una linea comune sul tema del referendum a un mese dalle urne e a pochi giorni dalla direzione nazionale convocata per i primi di settembre.

Bonaccini e l’appello al Pd: “Partito esca con una linea condivisa e chiara dalla Direzione nazionale”
Dopo aver ricordato che il tema del referendum è da 30 anni tra le proposte del centrosinistra, Bonaccini ha sottolineato che “l’antipolitica cresce quando la politica promette per anni cose che non mantiene”. Poi ha argomentato i motivi che lo spingeranno a votare sì: “Rendere il Parlamento meno pletorico e le Camere più funzionali nel loro lavoro non è un salto nel buio” ha rimarcato Bonaccini, secondo cui “occorrerebbe superare il bicameralismo paritario, semplificare il procedimento legislativo, varare una legge elettorale conseguente. Erano le cose previste dalla riforma del 2016 che non superò il referendum“. Ora – è il senso delle parole del governatore dell’Emilia Romagna – c’è un’altra occasione da non perdere e per questo motivo il Partito democratico non può avere tentennamenti. “È convocata la Direzione nazionale e auspico che il Pd ne esca con una linea chiara e condivisa. Sarebbe sbagliato arrivare al referendum in ordine sparso” ha sottolineato Bonaccini. Che poi ha concluso: “Che ogni cittadino voti come crede è sacrosanto, ma non siamo davanti ad un problema di coscienza, un partito deve avere una posizione”.

Orfini contro Di Maio: “Da lui argomenti beceri e qualunquisti, Pd voti no al referendum”
La presa di posizione di Orfini, del resto, parte da un’accusa diretta a Luigi Di Maio per arrivare a un’analisi generale sull’esigenza di votare contro il taglio dei parlamentari: “‘Il fronte del No è il fronte dell’establishment, di chi sta nei Palazzi. Ma i cittadini voteranno Sì’ dice Di Maio, che in quei palazzi occupa l’incarico di ministro degli Esteri” ha scritto il deputato dem su Facebook, dove ha sottolineato che “sono questi gli argomenti beceri e qualunquisti di chi ha promosso il taglio dei parlamentari slegato da una vera e complessiva riforma“. E ancora: “Sono questi gli argomenti che spazzano via ogni maldestro tentativo di spiegare che il sì è un voto riformista. Il sì è questo: l’umiliazione della politica, il trionfo del populismo. Il Pd ritrovi coraggio e autonomia e voti no: le battaglie giuste si fanno anche quando sono difficili. Anzi – ha concluso Orfini – soprattutto se sono difficili”.

“Regionali? M5s devono decidere se stare nel campo riformista o restare immobili”
In merito alle prossime elezioni regionali, Bonaccini è sicuro che non avranno contraccolpi sulla tenuta dell’esecutivo: “In sette regioni i cittadini andranno alle urne per decidere chi governerà il loro territorio, non per altro” ha detto l’esponente dem, che ha invitato il centrosinistra a proporsi “come lo schieramento del buongoverno, altro che argine a Salvini“. Quanto alle alleanze, “vedo i 5 Stelle in mezzo al guado. Devono decidere se stare nel campo riformista o restare immobili, rischiando di consegnare Regioni e città alla destra” ha sostenuto Bonaccini, che poi ha risposto alla proposta di Di Maio sul tavolo per le comunali 2021 e su una possibile intesa a Bologna: “È giusto confrontarsi sui programmi, se serve per definire idee concrete credo sia utile. Dopodiché si pronuncerà il territorio. Ma importante è che si passi dalle parole ai fatti”. Nell’intervista a Repubblica, Bonaccini ha infine escluso la possibilità di candidarsi al prossimo congresso del Pd: “Faccio il presidente di una grande Regione, della Conferenza delle Regioni e dell’Associazione dei Comuni e delle Regioni d’Europa. Incarichi per i quali sto dando tutto. Il resto non mi interessa”.

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