Il taglio dei parlamentari è l’inizio di un percorso”. Luigi Di Maio, con una diretta Facebook domenicale, è intervenuto nel dibattito sul referendum per la riduzione degli eletti e ha rilanciato il Sì a quella che è una delle storiche battaglie del Movimento 5 stelle. Ma soprattutto, per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale, ha parlato delle altre riforme che saranno portate avanti per garantire rappresentanza e governabilità: “Questo è l’inizio di un percorso”, ha continuato, “perché porterà all’approvazione della legge elettorale, che deve essere una legge che permette ai cittadini di essere rappresentati e al Paese di essere governato nel migliore dei modi”. Il riferimento è proprio al patto sottoscritto con i dem al momento della formazione del governo giallorosso: la riforma della legge elettorale, che attualmente è bloccata in commissione alla Camera, è una delle condizioni poste dal Pd per dare il via libera al taglio dei parlamentari. Secondo Di Maio, il taglio sarà un primo passo anche per ulteriori interventi verso una maggiore efficienza delle Camere: “Noi dobbiamo pensare a un Parlamento che fa meno leggi e che controlla che le leggi che fa funzionino. E attraverso il taglio dei parlamentari avremo sì più velocità ma anche quella di rafforzare il ruolo del Parlamento attraverso la revisione dei regolamenti“.

Sono questi, la legge elettorale e le modifiche alle regole interne delle Camere, due dei dubbi sollevati da chi ha deciso di schierarsi per il No e che in queste ore stanno frenando i dem. Anche per questo le garanzie date da Di Maio sono fondamentali in vista della campagna referendaria: il Pd che ancora è molto frenato nello schierarsi per il Sì, spinge da mesi perché si affronti il nodo della legge elettorale. Se a fine luglio era stata Italia viva a mettersi di traverso sulla velocizzazione dei tempi per la discussione della riforma del sistema di voto, solo a inizio agosto è intervenuto il segretario Pd Nicola Zingaretti con una nota: ha chiesto che la bozza di riforma sia presentata prima del referendum. Una richiesta molto complicata perché si scontra con le posizioni dei vari partiti che ancora non riescono ad accordarsi. Il timore che la riforma si areni è una delle giustificazioni usate dai dem che continuano a temporeggiare sul tema. In un clima di defezioni e passi indietro, non bisogna dimenticare che la legge costituzionale per il taglio dei parlamentari è stata approvata quasi all’unanimità dal Parlamento a ottobre 2019. E la maggior parte dei partiti che si erano esposti per il Sì in Aula, quando tutte le telecamere erano puntate, ora non escludono di votare contro.

Il messaggio di Di Maio: le garanzie al Pd e l’accusa all’establishment del fronte
Quando manca meno di un mese al referendum e nonostante il clima ancora agostano, i partiti stanno iniziando a posizionarsi in vista dell’election day del 20-21 settembre. Di Maio da alcuni giorni si è schierato in prima linea per quella che è una battaglia in tutto e per tutto dei 5 stelle. E che, anche a causa delle defezioni tra gli alleati, rischia di essere più complicata del previsto. “Con un numero minore di parlamentari la qualità delle leggi si alzerà”, ha detto il ministro degli Esteri sempre nella diretta Facebook. “Questa battaglia del referendum è una battaglia del M5s ma è di tutti i cittadini italiani e mai come in questo momento c’è bisogno di far sentire la voce degli italiani perché ci sarà la voce dei Palazzi che dirà no”. Perché, ha continuato, il fronte del No sta iniziando la sua campagna. “In questi giorni vedo, su molti giornali, un po’ in giro, è che sta nascendo il fronte del No. E’ un fronte interno alla politica, è un fronte molto di establishment, interno a coloro che hanno molto da perdere dal taglio dei parlamentari”. E, ha aggiunto: “Io credo che la stragrande maggioranza degli italiani sia d’accordo. Il tema è che alcuni parlamentari hanno chiesto il referendum, dopo che hanno votato all’unanimità il taglio alla Camera“. Di Maio ha quindi annunciato che dai prossimi giorni sarà “sui territori in tutta Italia insieme a tutti gli altri del M5s” a fare campagna. “La vittoria del Sì ci dà di nuovo la ragione, ci restituisce un briciolo di normalità e ci darà più efficienza nel processo normativo”, ha concluso: “Mai come in questo momento c’è bisogno di far sentire la voce dei cittadini italiani per il Sì”.

Pd prende tempo, Italia viva ha già annunciato che lascerà libertà di voto
Il dibattito nel Partito democratico, che a ottobre ha votato a favore del taglio degli eletti, è molto intenso. E ancora il partito non ha preso posizione ufficialmente: una delle ipotesi è che prima si passi da un voto in direzione, ma qualunque soluzione al momento potrebbe danneggiare l’alleanza con i 5 stelle. Il Pd non è mai stato entusiasta della riforma (in Aula hanno votato No in tre passaggi del ddl), ma rimangiarsi ora il via libera vorrebbe dire incrinare lo stesso patto che sostiene Conte. Un’ipotesi che per i dem è da scongiurare a tutti i costi. Era stato Di Maio, poco dopo il voto di ottobre, a dichiarare che i 5 stelle sarebbero stati leali sui contrappesi e non è il caso, è il ragionamento, di far saltare tutto ancora prima di vedere cosa succederà.

Chi non si fa problemi e come al solito gioca a rompere il più possibile gli equilibri è Italia viva. I renziani, gli stessi che nel 2016 fecero la battaglia per la riforma costituzionale firmata Boschi, oggi dicono palesemente che non faranno campagna per il Sì. Nonostante anche loro a ottobre scorso, in Aula, si siano schierati a favore a Montecitorio. Solo ieri il capogruppo al Senato Davide Faraone: ha annunciato che Italia viva lascerà libertà di voto. Che in molti casi vorrà dire schierarsi per il No. Intanto oggi chi si è schierato per il No è stato l’ex segretario Pd Walter Veltroni, che, scrivendo al Corriere della sera, ha dichiarato che “votare contro il taglio dei parlamentari” è l’unico modo per “frenare l’antipolitica”. Eppure la cosiddetta antipolitica sarebbe quella legge che, neanche un anno fa, il Parlamento (Partito democratico incluco) ha votato all’unanimità.

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