Il governo Conte sta rispettando “il diritto alla salute e alla scelta consapevole delle donne, garantito dalla legge 194“? A chiederlo, ai propri legali, è la Regione Piemonte, che vuole far luce sull’operato dell’esecutivo dopo che il ministro Roberto Speranza ha aggiornato le linee guida sulla pillola abortiva Ru486, introducendo l’assunzione senza ricovero e prorogando i termini fino alla nona settimana (al posto della settima, come previsto sinora).

Ad annunciarlo è l’assessore agli Affari legali, Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia, intenzionato ad avere un parere dall’avvocatura della Regione guidata da Alberto Cirio prima di far applicare alla sanità regionale le nuove direttive del ministero della Salute. “Prima di ricorrere all’aborto”, ha detto, “alle donne che stanno vivendo una gravidanza difficile, la legge 194 assicura di rivolgersi ai consultori e ai centri di aiuto alla vita, dove possono ricevere sicuramente un sostegno concreto per poter scegliere la vita e non la morte. Consentire che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale e poi la donna possa uscirne ed espellere l’embrione-feto in privato e in totale solitudine, la espone a rischi di gravi e fatali emorragie“. Per Marrone, inoltre, i rilievi messi in luce “dalla Cei e dal Family Day sulle nuove linee guida sembrano assolutamente fondati”.

Sul caso oggi, in un’intervista a Repubblica, è intervenuto il vescovo Gianfranco Girotti, reggente emerito della Penitenzieria Apostolica (il dicastero della Santa Sede che si occupa di agevolare i fedeli nel personale cammino di riconciliazione con Dio e con la Chiesa): “Ritengo sia fuori da ogni principio etico che si parli di un passo in avanti verso una maggiore libertà delle donne. È da escludere nel modo più assoluto che sia un passo positivo. Mi spiace, ma su questo punto ritengo che non ci sia conquista per la donna, nemmeno una presunta conquista di civiltà. L’unica conquista sarebbe aiutare le donne a non abortire, a portare a termine le proprie gravidanze, a dare vita e non il contrario”. La Chiesa cattolica, in conclusione, “non può seguire il governo né assecondarlo in questa sua azione”.

Chi, al contrario, ha parlato di “passo avanti importante” sono stati proprio gli addetti ai lavori. Per le Società scientifiche di Ginecologia e Ostetricia si tratta di una direttiva che “oltre a promuovere una maggiore uniformità di comportamento clinico da parte dei ginecologi italiani, consente alle donne di attenuare il disagio di una scelta sempre difficile e dolorosa e l’opportunità di accedere subito a metodi di controllo delle gravidanze non desiderate”. La Federazione “riconosce il grande e importante successo che la direttiva traccia nel panorama nazionale”.

Ieri tutto il centrodestra si era detto contrario alla decisione di Speranza: da Simone Pillon (Lega), secondo cui la nuova direttiva “mette in pericolo la salute delle donne”, passando per Giorgia Meloni (“è irresponsabile tornare alla gravidanza fai da te”), fino al Movimento per la Vita.

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