Il Senato, con i voti contrari del M5s, Sinistra Italiana, Leu e Articolo 1, i voti favorevoli del Pd e l’astensione di Lega e affini, ha approvato una recente mozione della senatrice a vita Elena Cattaneo sul glifosato, il principale ingrediente del pesticida Roundup. La mozione di Cattaneo chiede una revisione delle evidenze scientifiche prima di bandire il prodotto.

Bayer-Monsanto, produttrice del Roundup, ha patteggiato con chi le ha fatto causa asserendo di aver contratto malattie dovute all’utilizzazione del pesticida, ma queste sentenze sono spesso etichettate come il risultato di estorsioni nei confronti dell’azienda che accetta di pagare di fronte al ricatto degli avvocati e alla malevolenza dei giudici.

Cattaneo ha svolto una battaglia secondo me sacrosanta a favore della sperimentazione animale, avversata da integralisti che ne sanno poco di scienza e che si oppongono a tutto. Se leggo su una confezione “non testato su animali” mi chiedo: e su chi l’avranno testato? Prima di usare un principio attivo è bene valutare gli effetti collaterali, e non basta un computer o una cellula coltivata in vitro per farlo. Prima di arrivare alle persone, a mio parere, è bene sperimentare sugli animali. Oppure rinunciamo alla medicina…

Se leggiamo il foglietto illustrativo delle medicine passa la voglia di prenderle. Anche le pubblicità miracolistiche devono, a rigor di legge, avvertire che l’uso di quel farmaco può avere effetti collaterali anche gravi. Ma dichiararlo non basta. Se si riscontra che gli effetti sono talmente gravi da generare problemi rilevanti, come successe nel caso del talidomide, il farmaco viene ritirato.

Il talidomide non era stato testato su femmine gravide di ratto. Il suo uso da parte di donne incinte causò gravissime malformazioni nei nascituri. Li causò anche nelle femmine gravide di ratto, su cui si fecero esperimenti dopo i problemi evidenziati negli umani. Se solo avessero fatto sperimentazione animale fino in fondo… E quindi: brava Cattaneo per le sue battaglie a favore della scienza.

Ma nel caso del glifosato? Ho cercato le istruzioni pubblicate online. Sul sito della Monsanto non ci sono, dicono che si devono difendere dagli attacchi degli hacker. Però si trovano su altri siti. Io le ho trovate su un sito australiano.

Il linguaggio è molto tecnico ma ci sono alcune cose che non si devono fare (nelle istruzioni c’è un “do not” tutto maiuscolo). Per le aree acquatiche, per esempio, si dice di non irrorare piante che crescono vicino all’acqua, di non permettere che il prodotto entri nell’acqua, e di non permettere che l’acqua possa ritornare verso canali di scolo entro 4 giorni dalle applicazioni.

E che succede se il prodotto dovesse arrivare al mare, attraverso i fiumi e le acque sotterranee? Non esistono ricerche al riguardo. Che effetti potrebbe avere i pesticidi sulla vita marina? Soprattutto se in sinergia con altri additivi che si impiegano in vari casi?

Nelle istruzioni si dice anche che non bisogna usare il pesticida se c’è vento, perché arriva molto lontano, trasportato nelle goccioline prodotte dall’irrorazione. Uh! dicono che è irritante e bisogna proteggersi in modo molto drastico, e poi le goccioline con il pesticida sono trasportate dal vento? Nelle istruzioni d’uso, infatti, si dice che il prodotto irrita gli occhi e la pelle e si forniscono istruzioni dettagliate su come ci si debba proteggere da contaminazioni.

Ma chi controlla che il contadino che applica il pesticida segua le dettagliatissime e complicatissime istruzioni d’uso? Magari il pesticida è davvero una benedizione per l’agricoltura, ma che fa all’ambiente in generale? E che fa alle persone che vivono vicino alle coltivazioni? Che interazioni ha con gli ambienti acquatici?

Forse sarebbe il caso di avviare sperimentazioni indipendenti per valutare questi impatti e, nel frattempo, per il principio di precauzione, sarebbe bene limitare quanto più possibile l’uso di una sostanza potenzialmente dannosa. La letteratura disponibile non presenta molte evidenze contro il glifosato semplicemente perché le ricerche ambientali non sono state fatte in modo approfondito.

Una parte di chi difende il glifosato ha contiguità con Bayer e Monsanto, visto che questi giganti finanziano molta ricerca biomedica e biotecnologica. Greenpeace scoprì che il primo firmatario di un documento a favore del glifosato riceveva finanziamenti dai produttori di pesticidi. Che oggettività può avere chi usa i fondi di queste società per fare ricerche anche nobilissime? Il conflitto di interesse è dietro l’angolo.

Ancora una volta il mondo scientifico si presenta diviso, con fazioni fieramente contrapposte. Gli interessi commerciali sono enormi. Come enormi cominciano ad essere le batoste giudiziarie alla Monsanto e a favore delle sue vittime (stando ai pareri espressi dalla giustizia).

Sarebbe interessante sapere, oltre agli effetti sulla salute umana, quali siano gli effetti sulla biodiversità e gli ecosistemi. Un tema da approfondire con opportuni studi di ecotossicologia. Svolti da chi non abbia mai ricevuto finanziamenti dalle ditte produttrici. La revisione della letteratura esistente non basta.

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