Pochi si ricorderanno della presenza di un giovane Ennio Morricone ne La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri. Poco più che una comparsata, era il 1971, interpretava un silente operaio, collega dello stakanovista Lulù Massa, il grande Gian Maria Volontè. Dovranno passare diciannove anni per rivederlo sullo schermo, in un cameo, come direttore d’orchestra de La Scala, in Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore (di entrambi i film aveva composto, naturalmente, le colonne sonore, memorabili).

Ora che se n’è andato, il Maestro, a 91 anni, rimarrà per sempre parte dell’universo: l’asteroide 152188, situato, più o meno, tra le orbite di Marte e di Giove, dal 2016 gli è stato dedicato e si chiama, appunto, Morricone. Non capita a tutti. Ex trombettista, gran giocatore di scacchi, Morricone ha saputo muovere bene le proprie pedine anche nella carriera, fino a raggiungere, il 25 febbraio 2007, un meritatissimo, ma troppo atteso, Oscar alla carriera. A consegnaglielo da Clint Eastwood, interprete dei tre western di Sergio Leone, suo compagno di scuola sin dalle elementari, le cui meravigliose colonne sonore divennero, per lui, una sorta di piacevole incubo: “Ho scritto più di cinquecento pezzi e mi chiedono solo degli spaghetti western”, era solito ripetere a chi lo intervistava.

Del resto, nel primo film della trilogia western di Leone (che poi con Giù la testa del 1971 divenne una tetralogia), Morricone si firma con un nome de plume, Don Savio, come era di moda allora. Il successo fu planetario: una musica che – ha detto qualcuno – si fa voce umana e l’armonica diviene elemento preponderante in C’era una Volta il West: all’inizio del film, quando Charles Bronson è atteso alla stazione dai tre killer e, alla fine, quando fa secco Henry Fonda.

Eppure, la Colonna sonora di C’era una Volta in America, nacque per caso: Morricone aveva scritto un tema per un film di Franco Zeffirelli, Amore senza fine, ma il regista fiorentino voleva a tutti i costi che nella traccia ci fosse anche una canzone di Lionel Ritchie. E Morricone si rifiutò. Così, quando il suo amico Sergio Leone, gli chiese se avesse un tema per C’era una volta in America, il Maestro tirò fuori quel brano non utilizzato che divenne un successo internazionale.

La sua prima colonna sonora fu quella de La voglia matta di Luciano Salce, con Ugo Tognazzi che prende un’illusoria sbandata per un’adolescente (Catherine Spaak), anche se, in realtà, il suo primo soundtrack fu anonimo (risulta solo come direttore d’orchestra), in collaborazione con Mario Nascimbene, per Morte di un amico (1960), storia di due ragazzi borderline, per la regia di Franco Rossi. Non sempre, come si potrebbe pensare, Morricone ebbe rapporti facilissimi con i registi. Il Maestro raccontava ad Aldo Cazzullo: «Con Pasolini la collaborazione fu problematica. “Mi chiede la colonna sonora di Uccellacci e uccellini. Dico no, e lui mi lascia carta bianca; mi domanda però di inserire una citazione di Mozart, un brano del Flauto magico. Non capisco, ma accetto. Poi per Teorema mi commissiona musica dodecafonica, purché con una citazione del Requiem di Mozart. Quando ascolta il lavoro, obietta: “Ma non c’è il Requiem!”. “Ascolta con attenzione, c’è un clarinetto che ne accenna il motivo”. “Allora va bene”. Capii che era una questione scaramantica; in ogni suo film doveva esserci qualche nota classica. Non a caso, in Accattone c’è un frammento di Bach».

Non va comunque dimenticato che il musicista ha navigato innumerevoli spazi musicali: dalla collaborazione a canzonette di Edoardo Vianello a cult come Sapore di sale di Gino Paoli, arrangiata da Morricone insieme con il sassofonista argentino Gato Barbieri, a Se telefonando, con Maurizio Costanzo e Gaetano De Chiara, portato al successo da Mina.

Ed è proprio questa eterogeneità musicale a fare di Morricone un vero Maestro. Come per gli attori magistrali (uno per tutti Vittorio Gassman) sapersi muovere attraverso i più differenti ruoli è sinonimo di grandezza. Il suo più recente impegno è stato musicare The Canterville Ghost di Kim Burdon, una storia di fantasmi ancora in postproduzione, mentre il più noto e recente, la colonna sonora di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, innamorato della musica del compositore romano. Immortale.

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Ennio Morricone e Sergio Leone, fusione assoluta: “Insieme dalle elementari, erano entrambi divorati da un fuoco: uno per la musica, l’altro per il cinema”

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