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di Giuliano Checchi

Perché il vincolo di mandato è incostituzionale? O meglio, perché la Costituzione consente espressamente ai parlamentari di cambiare schieramento ogni volta che lo desiderano, nonostante i voti di milioni di cittadini li abbiano designati loro rappresentanti per il programma di uno schieramento solo?

Solo perché i padri costituenti non avrebbero mai creduto che in Parlamento si anteponessero le strategie e i giochi di potere alla seria ed efficiente gestione della vita sociale ed economica dei cittadini? E mai avrebbero previsto le campagne acquisti di oggi usate al fine di influenzare o determinare le sorti di una legislatura a fini esclusivamente privati, tanto più odiose e deprecabili in situazioni economiche delicate?

Uno potrebbe dire che il vincolo di mandato non servirebbe comunque, né a garantire stabilità ad una legislatura né a salvaguardare il voto dei cittadini. Perché si può anche cambiare la Costituzione e impedire ad un parlamentare di cambiare casacca, ma non certo di votare in dissenso con il suo gruppo. Insomma, siccome i giochi di palazzo alla fine troverebbero il modo, tanto vale consentire ai parlamentari di approdare ad altri schieramenti con cui si mettono d’accordo piuttosto che restare in quelli con cui sono in disaccordo.

No, assolutamente no. Perché il fatalismo non porta a niente, se non a favorire le evoluzioni in negativo. Come quella a cui assistiamo in casa nostra. Nessuno è così ingenuo da credere che i parlamentari 5S passati alla Lega l’abbiano fatto disinteressatamente. Nemmeno il M5S è immune alla campagna acquisti, malgrado tentativi ingenui quanto inefficaci di respingerla (multa di 100mila euro).

Sicuramente altri 5S sono pronti a fare lo stesso passaggio, ma sono stati per il momento “stoppati” dagli “acquirenti”. Le cui mire probabilmente, per ora, non sono far mancare i numeri al governo così da rovesciarlo, ma costringere altri a venire allo scoperto, magari fornendo al governo i numeri necessari, con i conseguenti effetti sul consenso elettorale.

Dov’è l’evoluzione in negativo? Prima la campagna acquisti era una cosa da tenere rigorosamente nascosta (De Gregorio e il Prodi II); poi è diventata una mossa disperata per salvare un governo, anche a costo che l’opinione pubblica ne venisse al corrente (Scilipoti, Razzi, e i responsabili).

Adesso pare ormai normalissima dialettica parlamentare, tanto da essere usata non solo alla luce del sole, ma anche in maniera fredda e strategica, nel quadro di calcoli più complicati che il solo salvataggio o caduta di un governo. Io dico che non è tollerabile questa cosa. E che se l’unica soluzione è un’idea geniale, sarà bene che chi può cominci a pensarci.

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