Avanti, anche se a ranghi ridotti. Prosegue la missione di addestramento della Nato Defender Europe 20, che a marzo sembrava dovesse essere completamente cancellata per il coronavirus. Il 10 luglio, scrive Afp, è previsto l’inizio delle operazioni in Germania, alla base di Bergen/Münster. Vi prenderanno parte, secondo fonti dell’agenzia, 400 militari già di stanza in Germania con l’aggiunta di altri 600 provenienti dagli Usa. Il ruolo della Bundeswehr, le forze armate tedesche, sarà solo di supporto logistico. A luglio è anche prevista la conclusione dell’esercitazione.

In Germania, a Stoccarda, ha sede anche il Comando europeo dell’esercito americano, che in un comunicato stampa del 23 giugno ha espresso soddisfazione per la serie di operazioni di addestramento completate nelle ultime settimane tra area del Baltico, Polonia e Ucraina. La serie di operazioni “ha chiaramente dimostrato agli alleati e ai nemici degli Stati Uniti che le capacità operative e l’impegno del comando sono fuori discussione”. “Che sia in cielo, terra, acqua o spazio, le forze statunitensi e quelle dei nostri alleati europei non hanno eguali per quanto riguarda l’impegno e la capacità operativa – prosegue il comunicato -. La settimana scorsa è stata l’ennesima dimostrazione della nostra costante capacità di diventare operativi di fronte a qualsiasi sfida”. Stessi toni anche nel comunicato del Program Executive Office Enterprise Information Systems (PEO EIS), il comando della Virginia responsabile dell’infrastruttura tecnologica dell’esercito americano, che con Defender Europe voleva testare nuove strumentazioni per il tracciamento delle truppe.

La retorica da propaganda delle comunicazioni con i media è la diretta conseguenza delle aspettative della missione, la più grande da 25 anni a questa parte. Aspettative che sono state pesantemente ridimensionate dall’emergenza Covid: tra gennaio e marzo sono arrivati dagli States, su 37mila previsti, 6mila soldati, come dice lo stesso centro studi della Nato; all’operazione connessa Allied Spirit, tenutasi in Polonia da 5 al 19 giugno, il comando americano ha comunicato la partecipazione di 4mila soldati statunitensi e 2mila polacchi. Se il governo di Varsavia – tra l’impatto contenuto del virus (meno di 1.500 morti al 25 giugno) e le necessità di trovare un deterrente alla presenza russa nell’area – ha sempre mostrato impegno verso Defender Europe 20, in Germania, dove si concluderà l’operazione, la situazione politica è del tutto diversa. A metà giugno il presidente Donald Trump ha annunciato di voler ridurre il Comando europeo dell’esercito americano da 34.500 soldati a 25mila. Il sito specializzato MilitaryTimes ipotizza che la decisione possa essere legata al desiderio di aumentare il contingente di stanza in Polonia, ritenuta altrettanto affidabile. L’allargamento del contingente era in cima all’agenda dell’incontro che il presidente americano ha avuto con l’omologo polacco Andrzej Duda il 25 giugno.

Il governo tedesco ha reagito immediatamente alle parole di Trump: sempre durante una visita a Varsavia, avvenuta il 16 giugno, il ministro degli Esteri di Angela Merkel Heiko Maas ha riconosciuto quanto la presenza americana “sia importante per la sicurezza non solo della Germania ma anche degli Stati Uniti e in particolare dell’Europa”, aggiungendo di non aver ricevuto conferme ufficiali né dal Pentagono, né dal Dipartimento di Stato. Non ci sono stati ulteriori aggiornamenti.

Insieme ai dissidi con alcuni membri dell’Alleanza, la Nato deve anche gestire l’attivismo della Russia, il “nemico” a cui si rivolgeva il comunicato stampa del Comando americano citato in precedenza. Motivo principale dell’operazione Defender Europe, in particolare per Polonia, Ucraina e Paesi dell’area baltica, era infatti dissuadere la Russia da qualunque mira espansionistica, posto che ne avesse per davvero. Da parte sua, Mosca ha risposto organizzando un’esercitazione in contemporanea, nelle stesse zone interessate da Defender Europe. Come nota il think tank americano Jamestown Foundation, specializzato nel monitoraggio dell’Eurasia, tra il 17 e il 23 giugno la Russia ha svolto un’esercitazione, anch’essa in programma da tempo, nell’area del Baltico, che ha coinvolto il Distretto militare occidentale, quello che più preoccupa la Nato. Ad agosto 2019 la Russia aveva annunciato il rinnovamento del proprio arsenale missilistico, che sarebbe pericoloso proprio per colpire i membri dell’Alleanza che stanno a ovest della Russia. Jens Stoltenberg, segretario della Nato, ha recentemente definito “irresponsabile” questa scelta strategica russa.

Tra le due parti in causa c’è un continuo scambio di accuse su chi abbia innalzato la tensione per primo, non solo in questa parte d’Europa, ma in tutte le aree ad alto interesse geopolitico. Jamestown conclude che in realtà l’approccio di Mosca non è cambiato in questi anni: si continua nel gioco delle parti in cui ciascuno deve mostrare la propria potenza, nella speranza di non doverla mai usare veramente. Di certo, nell’Alleanza atlantica, il Covid ha contribuito a sottolineare le distanze tra Paesi membri, nonostante la retorica del successo.

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