In tutto, dall’11 giugno, sono 205 i contagi da coronavirus accertati a Pechino, dove è scattata l’allerta a seguito di una nuova ondata di infezioni. E anche adesso nella capitale non si può abbassare la guardia, secondo Zeng Guang, esperto del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc). Anzi, dice, è il “momento di scoprire tutti i tipi di problemi possibili”, anche perché non è ancora chiaro quante siano le persone contagiate e “l’epidemia si sta diffondendo da Pechino ad altre province, come Hebei“.

Meglio quindi “tenere le persone in allerta” per scoraggiare il diffondersi dell’epidemia e pur garantendo che la situazione “è sotto controllo – ha aggiunto l’epidemiologo in dichiarazioni pubblicate stamani dal South China Morning Post – ci sono molti problemi cruciali da risolvere, come evitare la ricomparsa dell’epidemia, il rinnovo del mercato di Xinfadi (dove è emerso il nuovo focolaio) e di altri mercati in condizioni simili“. Ieri dalle pagine del Global Times lo stesso Zeng ha sottolineato come “ci siano state due ondate in sei mesi, quindi è altamente probabile che nel prossimo futuro ce ne sarà una nuova”. “Non dobbiamo abbassare la guardia – ha concluso – né essere troppo ottimisti“.

Stamani le autorità sanitarie di Pechino hanno confermato 22 nuovi casi di trasmissione locale nella capitale, arrivando così in totale a 205. Lo stesso giornale ha riferito di 17 infezioni diagnosticate in cinque province e relativi alla nuova ondata a Pechino (11 a Hebei, 3 a Liaoning e uno a Henan, Sichuan e Zhejiang).

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