Il messaggio è inequivocabile. Per il governo italiano la transizione alla mobilità privata (e pubblica) elettrica non è una priorità. A riprova la conferma da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, di preservare gli incentivi di rottamazione auto fino a € 4.000 anche per diesel e benzina Euro 6. La proposta è ora in Parlamento. Addirittura in controtendenza con quanto annunciato da Giuseppe Conte agli Stati Generali.

Sebbene nel Dl Rilancio si preveda un significativo aumento degli stanziamenti per l’acquisto di auto elettriche e ibride plug-in per il 2020 (100 milioni addizionali) e nel Dl Semplificazioni si parli di aumento della possibilità di ricarica in tutto il paese, il bonus rottamazione per nuove auto diesel e benzina va in controtendenza rispetto a paesi come Francia, Germania e Regno Unito.

Emmanuel Macron ha preservato bonus per 200mila auto a combustione ma legandoli strettamente al reddito dei cittadini. I ricchi francesi non potranno beneficiare. Mentre sul piatto sono stati messi incentivi per 12-14mila euro per una nuova auto elettrica.

Angela Merkel, dal canto suo, ha dato un segnale chiaro: nessun bonus per la rottamazione ma doppi incentivi a mezzi elettrici e ibridi e riduzione dell’Iva al 16% fino a fine anno. Per la prima volta dunque auto elettriche e ibride saranno parificate, a livello di prezzi, ai motori a combustibili fossili.

Il motivo economico principale che ha spinto Merkel a dire di no è che i benefici della rottamazione e di nuovi incentivi ad auto a diesel e benzina non sono tali da giustificare nuove risorse pubbliche. Spingendo così la potente industria automobilistica tedesca ad accelerare l’accelerazione verso la transizione elettrica.

La mobilità elettrica è la rivoluzione industriale del nostro secolo. Ma l’Italia mette il freno

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