Non ho mai avuto simpatia per i monumenti, la gente li sfiora, li ignora, qualcuno sa cosa sono. Semplicemente. Penso che i monumenti rendano la storia poco credibile, ingessata in un’immobilità fredda, a volte pietra, a volte ferro. I monumenti non ridono, non piangono, sono l’opinione della memoria ma non fanno la storia, perché i monumenti sono il punto di vista di chi li erige, mentre la storia è la versione dei fatti.

Ci son ben altri monumenti, vivi e pulsanti, in cui la vita scorre ogni giorno e ogni giorno ne ignoriamo, finché non ne abbiamo bisogno, l’esistenza. Il primo “monumento” è un ospedale, una “casa” in cui essere accolti, in cui “vivono” e passano adulti e bambini, persone. Non occorre un’assicurazione, perché questa accoglienza è per tutti, fatta con le tasse di chi le paga, non di chi le evade e ruba due volte. E’ nella Costituzione, quella che abbiamo come un “monumento”, sulla quale spesso posarsi come piccioni.

Non solo ospedali, ma anche caserme dei Pompieri, delle Forze dell’Ordine, Pubblica Assistenza, penso a una biblioteca, penso al volontariato. Quanti “monumenti” abbiamo e rimossi dalla nostra coscienza, trascurati come un diritto acquisito e non da proteggere.

Mi preoccuperei dei “monumenti” vivi e viventi, dove passiamo e non ci fermiamo a riflettere. Penso a gite a piedi da fare con le classi dei bambini, a fare scuola, camminare guardando le conquiste che abbiamo raggiunto e smesso di apprezzare, penso a genitori e insegnanti, adulti, ciceroni a trasmettere che nella vita la storia la fanno le persone che ridono e piangono, persone comuni, che a volte diventano famose, ma per il resto son persone e fan la differenza. Crescere in questa cultura sarebbe un’opera monumentale e la sola cosa da rimuovere resterebbe l’ignoranza.

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