Oltre un milione e duecentomila euro. Ammonta a tanto la somma che la procura della Corte dei conti in Sicilia chiede venga fatta pagare all’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, agli assessori da lui nominati e ai componenti del collegio dei revisori. Sotto la lente dei magistrati contabili sono finiti i bilanci portati in consiglio dall’amministrazione comunale tra il 2013 e il 2018. La sanzione chiesta per Bianco, che oggi siede in consiglio tra i banchi dell’opposizione, è di oltre 97mila euro, ovvero venti volte lo stipendio lordo percepito da primo cittadino. Si tratta della misura più pesante tra quelle previste dal Testo unico per gli enti locali. La richiesta della procura verrà esaminata il 23 luglio quando si aprirà la camera di consiglio e include anche un’interdizione per dieci anni.

La vicenda è legata a doppio filo al dissesto finanziario dichiarato, a fine 2018, dal successore di Bianco, l’attuale sindaco Salvo Pogliese. A sua volta, però, si allaccia all’eredità lasciata da Raffaele Stancanelli, attualmente europarlamentare di Fratelli d’Italia, sindaco di Catania con il Pdl fino all’inizio del 2013. In quella primavera Bianco tornò a indossare la fascia di primo cittadino, dopo l’esperienza a metà anni Novanta. Il momento, però, era totalmente diverso: pochi mesi prima, infatti, il Comune aveva approvato un piano di riequilibro decennale per rimettere in sesto i conti.

Nonostante le rigide prescrizioni, secondo i magistrati contabili la giunta Bianco ha agito con eccessiva leggerezza: previsioni di entrata gonfiate, costi sottostimati e poi ancora debiti fuori bilancio non riconosciuti e un rapporto con le società partecipate che in più di un’occasione sarebbe stato contraddistinto da numerose inadempienze sono soltanto parte dei rilievi fatti dalla procura della Corte dei conti. “Emerge un totale disinteresse degli amministratori rispetto ai contenuti del bilancio non avendo mai provveduto, per loro esplicita ammissione, a esaminarne i documenti né a discuterne in sede di approvazione; e, peraltro, si è accertato che in alcuni casi le sovrastime di bilancio sono esclusivamente riconducibili alla volontà della giunta di prevedere maggiori entrate”, scrivono i magistrati contabili facendo riferimento agli interrogatori raccolti dalla procura ordinaria di Catania, che per gli stessi fatti ha chiesto il rinvio a giudizio dei trenta indagati per falso ideologico. Tra loro anche l’ex sindaco Bianco, parte della sua ex giunta e del collegio dei revisori dei conti in carica tra il 2013 e il 2018, oltre a dirigenti dell’Ente.

Poco dopo la diffusione della notizia, Bianco si è difeso dichiarandosi sereno e sicuro di avere agito sempre nell’interesse della città. “Per cinque anni, con grandi sacrifici della comunità, abbiamo evitato il dissesto che sarebbe stato pagato dai creditori del Comune – ha detto l’ex primo cittadino -. Tutto ciò lo abbiamo fatto tornando ad avere considerazione in tutta Italia. Alla Corte forniremo prestissimo ogni utile elemento. Pur trattandosi di azioni dovute in caso di un ente che ha dichiarato il dissesto, c’è in me amarezza. Ma anche la piena consapevolezza di aver operato correttamente. Come sempre è stato riconosciuto – ha concluso Bianco – nella mia lunga ed appassionata attività per la mia città ed il mio Paese”.

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