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di Luigi De Gregorio

Dal 3 giugno 2020 liberi tutti. Di circolare per lo Stivale. E’ una libertà che, avendola avuta sempre a disposizione (prima del Coronavirus), forse la si considerava una sorella minore rispetto a quella di parola, di associazione e di stampa.

E’ una festa al movimento, così entusiasmante per aver ritrovato qualcosa che si era perduto che meriterebbe appieno l’inno alla gioia di Beethoven. Ma purtroppo presenta un velo di preoccupazione invisibile ma angosciante, dovuto alla esistenza di una particolare categoria di persone: gli imbecilli.

Questi ultimi non sono una novità: ci sono e ci saranno sempre. Sono tantissimi, ma “mimetizzati” in tante altre categorie: gli stupidi, gli scettici, i superficiali, gli arroganti, i menefreghisti, gli individualisti, gli egoisti, gli apatici, gli ambigui, gli sbruffoni. Insomma gli imbecilli sono un vero e proprio esercito. E in quanto si nascondono in molte tipologie del genere umano risulta difficile combatterli, sia per la loro numerosità sia per il loro camuffamento.

Infatti, in un aneddoto relativo al generale De Gaulle, questi ad un collaboratore che gli prospettava un programma per eliminare tutti gli imbecilli rispose: “E’ un piano troppo ambizioso”. Un’affermazione la cui forza viene incrementata dal motto popolare “la madre degli imbecilli è sempre incinta”.

Purtroppo ognuno di noi, non tutti i giorni ma quasi, si ritrova a trattare con qualche imbecille. Per correttezza, bisogna dire che il danno che ne riceve, in genere, non è grave: una discussione inutile, una piccola perdita di tempo, un’arrabbiatura imprevista. E proprio quest’ultima constatazione, cioè che i danni ricevuti singolarmente da un imbecille non sono gravi, fa sì che la loro categoria di appartenenza venga trascurata, non sia presa in seria considerazione dalla società. E soprattutto non è ritenuta pericolosa.

Ma ecco il grande evento, il Coronavirus. Con esso ne emergono tantissimi. E codesti cosa fanno? Non rispettano le regole dei decreti governativi, come si è visto finora, sia nella fase 1 sia nella fase2, in tanti casi e a ogni latitudine. Ma ora, nella fase 3, cosa faranno? Seguendo motu proprio la loro bandiera di riferimento, cioè l’imbecillità, potrebbero svolgere inconsapevolmente il ruolo di sviluppatori di un possibile riflusso del virus.

Inoltre questa volta, rispetto alle due fasi precedenti, sono in compagnia di due attenuanti cadute dal cielo e da essi non ricercate, in quanto il loro Dna difetta del necessario Qi. Vediamo quali.

Nel linguaggio mediatico la fase 3 è partita con lo slogan “Liberi tutti”, che è ambiguo. Perché esso giustamente allude alla libertà di movimento per tutto il territorio nazionale, ma nello stesso tempo illude circa la libertà totale, che non è tale perché saremo soggetti ancora alla mascherina e al distanziamento fisico. Ovviamente gli imbecilli, in quanto tali, dall’orecchio sinistro daranno ascolto allo slogan mentre dall’orecchio destro saranno completamente sordi alle due restrizioni arcinote della mascherina e del distanziamento fisico.

A quanto sopra si aggiunge una seconda attenuante. Che, come un siluro partito dal mondo sanitario pandemico, in maniera più o meno esplicita, infiltra nella mente degli italiani l’immagine del funerale per il virus. Un siluro che si scontra con la corazzata affollata degli esperti che sostengono che il virus è certo indebolito, forse anche per effetto del caldo. Ma bisogna mantenere le misure di sicurezza (almeno mascherina e distanziamento fisico) perché è anche possibile un suo ritorno alla grande (dal punto di vista del virus) in autunno.

In questa situazione, in cui imperat la nebbia dell’incertezza, appare un fatto certo: l’ago della bilancia è rappresentato dagli imbecilli. In sostanza essi, al netto del vaccino il vero risolutore di questa pandemia, potrebbero essere i decisori del nostro prossimo futuro.

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