“Lucia è troppo grassa… per indossare una minigonna”. La frase proviene da un testo per le medie dal titolo Datti una regola di Rosetta Zordan, del 2014, edito da Rizzoli. Ad accorgersi di questo orrore è stato nei giorni scorsi il deputato, Alessandro Fusacchia che ha denunciato la questione su Facebook. E se non bastasse nello stesso libro compare anche un’altra discriminazione: “Rossella è così bella da sembrare un angelo, mentre sua sorella è talmente brutta che nessun ragazzo la degna di uno sguardo”.

È FEMMINA? MI SPIACE, BISOGNA SAPERSI ACCONTENTARE.Ieri sera ho steso mia figlia con Zog il draghetto e Sabrina che…

Gepostet von Alessandro Fusacchia am Montag, 18. Mai 2020

Frasi infelici? Un errore? Una svista? Purtroppo no. Questa mancanza di sensibilità è figlia di una società italiana sessista. Noi maschi, ma anche molte donne, siamo cresciuti con dei parametri estetici retrogradi, arcaici, legati ad una cultura non del “bello” ma dell’ “apparenza”. E forse le stesse donne hanno per troppo tempo, e in parte ancora oggi, avvallato, una comunicazione mediatica errata.

Dobbiamo ricordare le parole dell’attivista e scrittrice Lorella Zanardo: “Dobbiamo partire da un’urgenza: la constatazione che le donne, le donne vere, stiano scomparendo dalla tv e che siano state sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante. La perdita ci è parsa enorme: la cancellazione dell’identità delle donne sta avvenendo sotto lo sguardo di tutti ma senza che vi sia un’adeguata reazione, nemmeno da parte delle donne medesime”.

Nel presentare il suo Il corpo delle donne scriveva: “Da qui si è fatta strada l’idea di selezionare le immagini televisive che avessero in comune l’utilizzo manipolatorio del corpo delle donne per raccontare quanto sta avvenendo non solo a chi non guarda mai la tv ma specialmente a chi la guarda ma “non vede”. L’obbiettivo è stato di interrogarci e interrogare sulle ragioni di questa cancellazione, un vero pogrom di cui siamo tutti spettatori silenziosi. Il lavoro ha poi dato particolare risalto alla cancellazione dei volti adulti in tv, al ricorso alla chirurgia estetica per cancellare qualsiasi segno di passaggio del tempo e alle conseguenze sociali di questa rimozione”.

C’è poi un altro aspetto che non è stato preso in considerazione: quella frase sul corpo scritta nel libro è rivolta a dei ragazzi delle scuole medie che si trovano in una fase della vita, quella preadolescenziale, dove hanno spesso parecchi problemi proprio con l’aspetto estetico. Sono molte le ragazze ma anche i maschi che non si accettano, che fanno i conti con lo stereotipo di bellezza.

L’adolescenza è l’età del cambiamento, del contrasto e della contraddizione. In questa fase, infatti, avvengono i maggiori cambiamenti corporei, ed in questa stessa fase l’adolescente cerca di conquistare il suo posto nel mondo degli adulti dovendo gestire diversi livelli di difficoltà dovute ai grandi rimaneggiamenti e trasformazioni sia sul piano psicologico che su quello fisico.

La difficoltà ad integrare i cambiamenti del corpo può far nascere la paura di non piacersi, ed il tempo passato davanti allo specchio ne costituisce una prova lampante. La crisi del corpo e le sue rappresentazioni sono dunque alcuni eventi estremamente significativi che ben descrivono la complessità del mondo interiore dell’adolescente.

Un messaggio come quello che abbiamo letto nel libro Datti una regola è fuorviante anche sotto questo aspetto. Forse è il caso di non fermarsi qui ma di chiedere agli editori una maggiore sensibilità e attenzione nel redigere un testo.

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