Gad Lerner imbocca la strada della coerenza del giornalista e sbatte la porta in faccia a Repubblica. Questo dopo che Carlo Verdelli è stato licenziato dalla nuova proprietà proprio mentre verso di lui stava montando una livida campagna fatta di minacce e intimidazioni.

Un uomo che da sempre ammiro perché scrive a schiena dritta, Enrico Deaglio, sostiene che ‘la proprietà non si era mai messa in contatto con Verdelli, né per manifestargli solidarietà, né per offrirgli aiuto, né si era dimostrata preoccupata per le minacce. E gli ha comunicato il licenziamento volutamente nella forma più sgradevole.’ Per questo Deaglio ha lasciato il Venerdì di Repubblica.

Cose brutte: si vocifera di un Cdr infuriato perché la tremenda operazione del prestito a Fca sarebbe stata addolcita e non presentata per quello che è. Bene dunque. Queste schiene drittissime sono la prova di ciò che da tempo penso: sotto padrone non si scrive bene. Sono certo che si tratti solo del primo passo della inevitabile presa di posizione collettiva delle firme democratiche e progressiste di Repubblica, il cui silenzio è causato solo ed esclusivamente dal momento di pandemia.

Di certo, votate alla difesa della libertà di espressione quali da sempre sono, stanno stilando un documento di dura condanna del fattaccio accaduto al loro direttore, messo alla porta secondo una modalità a-dialettica che non si addice ad uno dei giornali più liberi del panorama italiano. Le penne intellettuali di Repubblica hanno da sempre dato la loro anima e il loro inchiostro per la battaglia condotta in nome della libertà di espressione. Basti ricordare le migliaia e migliaia di articoli scritti contro Berlusconi (che era il male) allorquando emanava editti bulgari, rimuoveva giornalisti, tacitava a suo piacimento le opinioni che non collimavano con le sue.

Chi non ha mai seguito l’ottimo evento ‘Repubblica delle idee’, immancabile appuntamento democratico liberale che annualmente si preoccupa di portare in giro per l’Italia la missione della dialettica, la lotta alla censura, facendo dello scambio il sale del proprio scrivere? L’ultimo recitava ‘C’è un’altra Italia’, non intendendo certo quella ove i direttori vengono rimossi in questo modo.

E che dire degli appelli? Delle petizioni? Per questo oggi dico che sono degli inetti coloro i quali solo osano pensare che le penne liberali e democratiche se ne staranno zitte. Solo i folli possono credere che non manifesteranno segnali di ribellione. Solo gli ottusi possono solo ipotizzare che faranno finta di nulla.

E’ nella loro natura essere solidali con qualsiasi libero pensatore venga messo in silenzio. Alcuni faranno come Deaglio, ne sono certo. Altri protesteranno, diversi se ne andranno. Altri ancora usciranno a schiena dritta, come fece Sofri quando divenne direttore Calabresi.

E’ questione di tempo, stanno di certo concordando un veemente ‘j’accuse’ che sarà discusso nella prossimo appuntamento della ‘Repubblica delle idee’, titolato forse ‘La libertà di stampa’. Me lo aspetto questo documento. Il Fatto Quotidiano la butta lì, ipotizzando un’uscita di Michele Serra, Ezio Mauro, Roberto Saviano, Francesco Merlo, riportando le confidenze di un cronista: “A volte i lauti stipendi non bastano a trattenere le persone”.

E’ ovvio. Laddove la libera parola vien messa in discussione, sia essa quelle di un direttore, di un Cdr o dell’ultimo dei fattorini, non è luogo per intellettuali che hanno dedicato alla libera espressione fior di editoriali. Me li aspetto, tutti. Proprio tutti. O no?

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